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Trump vs Musk: le due lezioni che (non) impareremo

24 Giugno 2025 - di Paolo Musso

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Che Donald Trump e Elon Musk abbiano posto bruscamente fine alla loro collaborazione non deve sorprendere. E infatti non ha sorpreso quasi nessuno, se non, forse, per la rapidità (personalmente gli avevo dato 12-15 mesi prima che litigassero irreparabilmente: gliene sono bastati la metà). Ma la rottura era scritta fin dall’inizio, perché due personaggi con un ego così smisurato non potevano coesistere a lungo, a maggior ragione in una situazione fortemente asimmetrica: perché Musk avrà anche più soldi, però lì il “capo” era Trump e uno come Musk non è fatto per avere capi.

Poco male: non è che finora la loro collaborazione avesse prodotto un granché. Ma ci sono un paio di lezioni interessanti che possiamo trarre dalla vicenda, anche se dubito molto che le impareremo.

Anzitutto, Trump e Musk avevano tutto l’interesse a collaborare e Musk, in particolare, aveva in ballo interessi economici enormi, che ora sono a rischio. È improbabile che Trump possa rompere i contratti con SpaceX, dato che in tal caso gli USA resterebbero scoperti su molti aspetti strategici della corsa allo spazio. Ma è invece assai verosimile che possa colpire duro sul versante Tesla, tanto più che le auto elettriche le ha sempre cordialmente detestate (anche con buone ragioni). Eppure, l’interesse reciproco non è bastato a tenerli insieme. Anzi, a rompere definitivamente è stato proprio Musk, pur essendo quello che più ha da perderci.

E non si tratta certo di un caso isolato, anche se ha fatto scalpore perché vi erano coinvolti l’uomo più ricco del mondo e l’uomo più potente del mondo. Ma, solo per restare in casa nostra, lo stesso è successo con Renzi e Calenda, che da soli non contano nulla, mentre uniti avevano una possibilità reale di costruire un soggetto politico di qualche peso. Eppure, nonostante avessero tutto l’interesse a stare insieme, non ci sono riusciti, perché dominare il proprio ego è risultato troppo difficile.

La prima lezione che (non) impareremo è pertanto che, come da tempo vado sostenendo (vedi p. es.https://www.fondazionehume.it/politica/la-frattura-tra-ragione-e-realta-3-marx-e-vivo-e-lotta-dentro-a-noi-dodici-idee-comuniste-a-cui-credono-anche-gli-anticomunisti/), l’idea che le azioni dei potenti del mondo si spieghino tutte in base all’interesse, in particolare all’interesse economico, è una balla cosmica.

Pesano almeno altrettanto l’orgoglio, l’ambizione e le altre passioni umane, che il potere tende ad amplificare a dismisura. E poi, a volte, c’è anche la sincera volontà di fare qualcosa di buono per gli altri, che può benissimo coesistere con i vizi di cui sopra, così come accade a tutti gli altri esseri umani (perché, per quanto incredibile possa sembrare, anche Trump e Musk sono umani).

La seconda lezione che (non) impareremo è l’assoluta inattendibilità del complottismo. Che non è affatto esclusiva degli sciamannati di destra (vedi ancora l’articolo di cui sopra).

Ricorderete, spero, le tortuosissime analisi volte a dimostrare che era bastato un tweet (o uno xeet?) di Musk per determinare il successo del partito (presunto) neonazista AFD alle elezioni politiche tedesche. O le proteste indignate per un altro xeet (o come diavolo si dirà adesso) dello stesso Musk contro i magistrati italiani, gravissima minaccia allo Stato di diritto contro cui si scagliò eroicamente perfino Mattarella. O le terrificanti teorie su come Musk premendo un solo bottone avrebbe potuto far crollare l’intero fronte ucraino, costringendo Zelensky ad accettare una pace capestro che avrebbe dato inizio alla nuova Yalta, con la spartizione del mondo fra Trump e il suo amico Putin.

Bene, dov’è finito ora tutto questo? AFD ha avuto successo (non certo grazie allo xeet di Musk), ma non abbastanza per andare al governo, i magistrati italiani continuano (purtroppo) a fare quello che vogliono, Putin continua (purtroppo) a prendere in giro Trump, che continua (purtroppo) a non accorgersene (o a far finta di non accorgersene) e gli ucraini continuano (per fortuna) a resistere senza bisogno né di Musk né di Trump: e solo pochi giorni fa, il 1° giugno, con l’Operazione Ragnatela, hanno distrutto 40 bombardieri russi con droni fatti in casa su un territorio vasto quanto 5 fusi orari, sotto il naso dei 5000 e passa satelliti Starlink di Musk, che non si è accorto di nulla, se non a cose fatte.

Della diabolica coppia che doveva conquistare il mondo resta solo il grottesco video del Resort Gaza, a imperitura testimonianza della sua imbecillità.

Ma soprattutto della nostra, che l’avevamo presa sul serio.

Chi ha paura di Kennedy Ministro della Salute?

21 Febbraio 2025 - di Alberto Contri

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Per capire cosa sta succedendo in Italia e nel mondo, occorre occuparsi di tecnica della comunicazione, il che non sarebbe affare dei cittadini, che della comunicazione sono destinatari. Solo impegnandosi nel dare un’occhiata dietro le quinte si vengono finalmente a scoprire trame troppo frettolosamente archiviate come argomenti da complottisti. Quando oramai si dimostra sempre più vero l’aforisma secondo il quale il complottista è uno che spesso ci ha visto giusto prima degli altri. Lo aveva detto persino Andreotti: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

Per non stare alle illazioni, conviene partire da un dato reale, e poi impegnarsi nell’esercizio di unire i puntini, come si fa nel famoso giochino della Settimana Enigmistica.

Dopo la vittoria elettorale di Donald Trump e il suo insediamento, nel Parlamento americano ha cominciato a scatenarsi un terremoto creato da nomine che fino a poco tempo fa erano considerate solo una minaccia.

Dopo Tulsi Gabbard insediata al vertice della CIA, giovedì il Senato Americano ha approvato definitivamente la nomina di Robert Kennedy Jr. come Segretario Generale della Salute. Ebbene, nei TG e nei cosiddetti grandi quotidiani italiani, nemmeno una virgola né un secondo sono stati impiegati sul tema.

Perché questa macroscopica omertà? È più che probabile che si tratti di paura per un vento americano che si è messo a soffiare in senso totalmente inverso a quello in cui aveva soffiato per anni.

Ovviamente anche e soprattutto il vento della scienza.

Solo pochi giorni fa il Corriere della Sera aveva pubblicato a pagina 17 un trafiletto nel quale si accennava al fatto che persino la CIA considerava probabile l’origine artificiale del virus Covid19. Di fatto nascondendo la notizia, dopo che per almeno due anni erano state spese paginate nel convincerci che si trattava di normale zoonosi, e che il Premio Nobel Montaigner era un pericoloso rimbecillito, nonostante avesse subito capito che la zoonosi non era possibile a causa dell’inserimento di quattro sequenze di DNA non presenti in natura in quel modo.

Così, noti virologi e grandi firme nostrane si sono egualmente affannati nel descrivere Bob Kennedy come un altrettanto pericoloso no-vax (anche se i figli li ha vaccinati…).

Adesso la paura di essere sbugiardati si sta facendo palpabile, e comincia a incombere il terrore di perdere la reputazione.

I motivi sono molti: si sanno già i nomi di chi andrà ai vertici delle istituzioni regolatorie americane, come NIH, CDC, FDA: si tratta di autorevoli accademici stigmatizzati e perseguitati dalla cerchia di Fauci per i loro dubbi critici sula gestione della pandemia e sulle gravi scorrettezze scientifiche commesse nella frettolosa approvazione di terapie sperimentali vendute come vaccini.

L’intenzione di Bob Kennedy è di ricostruire un corretto rapporto tra l’industria farmaceutica e i cittadini/pazienti, motivo per cui ha subito cominciato istituendo una Commissione che dovrà far luce sui rapporti tra riviste scientifiche, case farmaceutiche e media in generale. Su questo tema, un caso di scuola è costituito dalla demonizzazione dell’Ivermectina, un farmaco antiparassitario, molto usato anche in veterinaria. Appena alcuni medici sostennero di averne scoperto interessanti doti antivirali, fu pubblicato su Lancet un lavoro che stroncava tale ipotesi, ripreso a man bassa e a lungo da tutti i mass media. Qualche mese dopo l’articolo fu ritirato – ma in gran silenzio – in quanto si era scoperto che il lavoro era basato su dati scorretti. Ma i mass media continuarono come se nulla fosse con l’opera di demonizzazione, nonostante sempre nuove doti del farmaco venissero scoperte. Qual era il problema? che il farmaco potesse rivelarsi molto utile…ma costando pochissimo.

A questo proposito, grazie all’opera di Elon Musk , che non ha perso un secondo nel suo lavoro di scovare sprechi e abusi della pubblica amministrazione, è venuto a galla lo scandalo dell’Agenzia USAID. Si è scoperto che oltre a finanziare ovunque centinaia di ONG e di progetti Diversity&Inclusion molto cari ai democratici, si finanziavano nel mondo mass media, social media e fact-checkers perché si sostenesse la narrazione di chi stava al comando, scienza medica e climatica incluse. Qualche mese fa, chi era tenuto all’oscuro di cosa stava per succedere (grazie a sondaggi rivelatisi fasulli ma largamente diffusi) rimase molto stupito della lettera aperta in cui Marc Zuckerberg si scusava per aver fatto seguire a Meta gli ordini impartiti dal Governo Biden su cosa pubblicare e su cosa censurare.

Si scopre così che molti milioni di dollari dei contribuenti americani sono stati spesi per sostenere lo story-telling filo-woke e LGBTQ+ dei democratici, finanziando e condizionando anche l’industria dell’informazione e dell’intrattenimento.

Circola su X (Musk viene quotidianamente attaccato proprio per questa attività di trasparenza) la fotocopia di un contratto tra la DARPA e l’agenzia di informazioni Reuters per il finanziamento di un progetto dal titolo “Inganno sociale su larga scala 2018-2022”. E l’utente Massimo Montanari si domanda: “Avrà avuto a che fare con il Covid? Quindi l’avevano già programmato?”. Non può non colpire il fatto che, sicuri di agire nella totale impunità, intitolassero i documenti con il loro vero nome.

Domanda complottista quella di Montanari, figuriamoci, ma con più di una ragione.

Anche perché, dopo nemmeno due giorni si viene a sapere che Ursula von der Leyen ha fatto spendere 132 milioni di Euro della EU per ottenere buona stampa in vista delle elezioni 2024.

Davvero curioso che Elon Musk venga accusato di ingerenza nelle elezioni tedesche per aver intervistato su X e a spese sue la leader di AFD, mentre di fronte al rifiuto della Presidente della Commissione di rivelare i destinatari dei finanziamenti da lei pilotati, nessuna grande o piccola firma abbia scritto nulla.

Grazie a chi si è incaricato di chiedere la pubblicazione obbligatoria di questi atti, prima o poi avremo la misura di quanto sono effettivamente liberi i media sedicenti democratici. Che per ora si rifugiano nell’omertà, sicuramente perché il vento in arrivo dagli Stati Uniti diventerà ben presto una tempesta sulla testa di virostar, ministri, uomini di governo, membri delle istituzioni, che o sono stati ingannati o hanno accettato di farsi ingannare. Tertium non datur.

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