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Chi ha paura di Kennedy Ministro della Salute?

21 Febbraio 2025 - di Alberto Contri

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Per capire cosa sta succedendo in Italia e nel mondo, occorre occuparsi di tecnica della comunicazione, il che non sarebbe affare dei cittadini, che della comunicazione sono destinatari. Solo impegnandosi nel dare un’occhiata dietro le quinte si vengono finalmente a scoprire trame troppo frettolosamente archiviate come argomenti da complottisti. Quando oramai si dimostra sempre più vero l’aforisma secondo il quale il complottista è uno che spesso ci ha visto giusto prima degli altri. Lo aveva detto persino Andreotti: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

Per non stare alle illazioni, conviene partire da un dato reale, e poi impegnarsi nell’esercizio di unire i puntini, come si fa nel famoso giochino della Settimana Enigmistica.

Dopo la vittoria elettorale di Donald Trump e il suo insediamento, nel Parlamento americano ha cominciato a scatenarsi un terremoto creato da nomine che fino a poco tempo fa erano considerate solo una minaccia.

Dopo Tulsi Gabbard insediata al vertice della CIA, giovedì il Senato Americano ha approvato definitivamente la nomina di Robert Kennedy Jr. come Segretario Generale della Salute. Ebbene, nei TG e nei cosiddetti grandi quotidiani italiani, nemmeno una virgola né un secondo sono stati impiegati sul tema.

Perché questa macroscopica omertà? È più che probabile che si tratti di paura per un vento americano che si è messo a soffiare in senso totalmente inverso a quello in cui aveva soffiato per anni.

Ovviamente anche e soprattutto il vento della scienza.

Solo pochi giorni fa il Corriere della Sera aveva pubblicato a pagina 17 un trafiletto nel quale si accennava al fatto che persino la CIA considerava probabile l’origine artificiale del virus Covid19. Di fatto nascondendo la notizia, dopo che per almeno due anni erano state spese paginate nel convincerci che si trattava di normale zoonosi, e che il Premio Nobel Montaigner era un pericoloso rimbecillito, nonostante avesse subito capito che la zoonosi non era possibile a causa dell’inserimento di quattro sequenze di DNA non presenti in natura in quel modo.

Così, noti virologi e grandi firme nostrane si sono egualmente affannati nel descrivere Bob Kennedy come un altrettanto pericoloso no-vax (anche se i figli li ha vaccinati…).

Adesso la paura di essere sbugiardati si sta facendo palpabile, e comincia a incombere il terrore di perdere la reputazione.

I motivi sono molti: si sanno già i nomi di chi andrà ai vertici delle istituzioni regolatorie americane, come NIH, CDC, FDA: si tratta di autorevoli accademici stigmatizzati e perseguitati dalla cerchia di Fauci per i loro dubbi critici sula gestione della pandemia e sulle gravi scorrettezze scientifiche commesse nella frettolosa approvazione di terapie sperimentali vendute come vaccini.

L’intenzione di Bob Kennedy è di ricostruire un corretto rapporto tra l’industria farmaceutica e i cittadini/pazienti, motivo per cui ha subito cominciato istituendo una Commissione che dovrà far luce sui rapporti tra riviste scientifiche, case farmaceutiche e media in generale. Su questo tema, un caso di scuola è costituito dalla demonizzazione dell’Ivermectina, un farmaco antiparassitario, molto usato anche in veterinaria. Appena alcuni medici sostennero di averne scoperto interessanti doti antivirali, fu pubblicato su Lancet un lavoro che stroncava tale ipotesi, ripreso a man bassa e a lungo da tutti i mass media. Qualche mese dopo l’articolo fu ritirato – ma in gran silenzio – in quanto si era scoperto che il lavoro era basato su dati scorretti. Ma i mass media continuarono come se nulla fosse con l’opera di demonizzazione, nonostante sempre nuove doti del farmaco venissero scoperte. Qual era il problema? che il farmaco potesse rivelarsi molto utile…ma costando pochissimo.

A questo proposito, grazie all’opera di Elon Musk , che non ha perso un secondo nel suo lavoro di scovare sprechi e abusi della pubblica amministrazione, è venuto a galla lo scandalo dell’Agenzia USAID. Si è scoperto che oltre a finanziare ovunque centinaia di ONG e di progetti Diversity&Inclusion molto cari ai democratici, si finanziavano nel mondo mass media, social media e fact-checkers perché si sostenesse la narrazione di chi stava al comando, scienza medica e climatica incluse. Qualche mese fa, chi era tenuto all’oscuro di cosa stava per succedere (grazie a sondaggi rivelatisi fasulli ma largamente diffusi) rimase molto stupito della lettera aperta in cui Marc Zuckerberg si scusava per aver fatto seguire a Meta gli ordini impartiti dal Governo Biden su cosa pubblicare e su cosa censurare.

Si scopre così che molti milioni di dollari dei contribuenti americani sono stati spesi per sostenere lo story-telling filo-woke e LGBTQ+ dei democratici, finanziando e condizionando anche l’industria dell’informazione e dell’intrattenimento.

Circola su X (Musk viene quotidianamente attaccato proprio per questa attività di trasparenza) la fotocopia di un contratto tra la DARPA e l’agenzia di informazioni Reuters per il finanziamento di un progetto dal titolo “Inganno sociale su larga scala 2018-2022”. E l’utente Massimo Montanari si domanda: “Avrà avuto a che fare con il Covid? Quindi l’avevano già programmato?”. Non può non colpire il fatto che, sicuri di agire nella totale impunità, intitolassero i documenti con il loro vero nome.

Domanda complottista quella di Montanari, figuriamoci, ma con più di una ragione.

Anche perché, dopo nemmeno due giorni si viene a sapere che Ursula von der Leyen ha fatto spendere 132 milioni di Euro della EU per ottenere buona stampa in vista delle elezioni 2024.

Davvero curioso che Elon Musk venga accusato di ingerenza nelle elezioni tedesche per aver intervistato su X e a spese sue la leader di AFD, mentre di fronte al rifiuto della Presidente della Commissione di rivelare i destinatari dei finanziamenti da lei pilotati, nessuna grande o piccola firma abbia scritto nulla.

Grazie a chi si è incaricato di chiedere la pubblicazione obbligatoria di questi atti, prima o poi avremo la misura di quanto sono effettivamente liberi i media sedicenti democratici. Che per ora si rifugiano nell’omertà, sicuramente perché il vento in arrivo dagli Stati Uniti diventerà ben presto una tempesta sulla testa di virostar, ministri, uomini di governo, membri delle istituzioni, che o sono stati ingannati o hanno accettato di farsi ingannare. Tertium non datur.

Denatalità e Governo

15 Settembre 2023 - di Alberto Contri

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Al Governo si sono accorti che la denatalità è un problema molto grave.

“Non c’è nessuna riforma o misura previdenziale che tiene nel medio e lungo periodo con i numeri della natalità che vediamo oggi in questo Paese” ha detto il Ministro Giorgetti al Meeting di Rimini.

Da alcuni mesi girano ipotesi di deduzioni progressive dal reddito a partire dal primo figlio.

E su questo tema i partiti di governo sembrano ciclisti in surplace pronti a scattare per intestarsi i relativi provvedimenti, il che costituisce già una parte del problema. Perché dimostra una visione di breve respiro. La mancanza di una complessiva visione strategica di sviluppo del paese spiega perché l’Italia è in un costante declino. Si tampona, si vende e si svende, si accontenta qualche categoria più rumorosa di altre, mentre il debito pubblico continua a crescere.

È certamente buona cosa che al Governo si stia pensando di incentivare la nascita di figli. Che dovrebbero essere procreati da giovani coppie con una visione del mondo ottimista e positiva. Ma chi ha qualche dimestichezza con la classe dai venti ai trent’anni fa davvero fatica a trovarne qualcuna.

Diseducata da una imperante e invasiva cultura woke, la maggioranza delle cosiddette future speranze del paese pare concentrarsi solo su un eterno presente, ricorrendo alla costante ricerca di piaceri istantanei, come aveva già scritto Lorenzo de Medici: “Chi vuole esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”. 

In assenza di certezze, se non quelle che prevedono – tardi – una pensione molto modesta, buona parte dei giovani si concentra su obiettivi di soddisfazione immediata come l’apericena e la discoteca, quando non si tratta di alcol e sballo. “Ciascun suoni, balli e canti, arda di dolcezza il core: non fatica, non dolore!”.

Sono passati più di cinquecento anni, e la situazione da allora è solo peggiorata. In particolare, dopo il big bang del web si è fatto di tutto per rammollire due generazioni dissolvendo la loro mente nella “costante attenzione parziale” stimolata dall’uso smodato del cellulare (v. Mc Luhan non abita più qui?-  Alberto Contri, Bollati Boringhieri , 2017]), assogettandole al non-pensiero di influencers come i  Ferragnez, convincendole che il sesso non c’entra con l’amore, che si può cambiare come un abito, che essere fluidi è assai moderno, cool, come dicono in America e piace ripetere da noi.

Può una simile poltiglia umana, che impazzisce per Chadia Rodriguez o i Maneskin, prendersi la responsabilità di mettere su famiglia?

Famiglia? Un’istituzione ritenuta superata, con una immagine continuamente delegittimata e ridicolizzata dalla narrazione dei mass media, dei social media e delle piattaforme di pay-tv. Si veda, a titolo di esempio, la serie Euphoria prodotta da Sky, il cui regista si vantò alla conferenza stampa di presentazione dicendo: “Questa serie farà andare fuori di testa molti genitori”.

Se la famiglia normale, come ha scritto il generale Vannacci sollevando un putiferio, non torna ad essere considerata una primaria aspirazione in tv, nel cinema e nei social – e non solo in qualche pubblicità dei maccheroni – non c’è alcuna speranza di invertire il grave trend della denatalità.

Ci rendiamo conto di quanti attori dovrebbero essere convintamente coinvolti in questo processo? Un qualche incentivo potrà generare un po’ di articoli di giornale, mentre per ottenere qualche risultato occorrerebbe reimpostare completamente il modo di immaginare la propria responsabilità sociale da parte delle giovani generazioni.

C’è in giro qualcuno che intende farsi carico di una simile rivoluzione culturale e antropologica?

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