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Scuole americane e libri all’indice – Censura bipartisan

2 Ottobre 2024 - di Luca Ricolfi

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La storia della censura è singolare. Negli anni ’50 e ’60, in Italia, i limiti alla libertà di espressione venivano soprattutto dalla destra e dai poteri clericali, che altro non facevano che applicare – piuttosto strettamente – l’articolo 21 della Costituzione, il
cui comma 6 recita: “Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume”.

Questo regime è tramontato progressivamente, fra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70, semplicemente perché il concetto di “buon costume”, come peraltro quello di “comune senso del pudore”, sono mutati radicalmente sotto la spinta del ’68 e
soprattutto del femminismo. Probabilmente l’ultimo atto significativo di censura dall’alto è il sequestro, alla fine del 1976, del romanzo Porci con le ali, di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice.

Poi, praticamente nulla: libri, film e spettacoli teatrali cominciano a circolare liberamente. La satira in tv, specie nel quindicennio 1985-2001, conosce una stagione di allegria e meravigliosa scanzonatezza (da Quelli della notte, 1985, a L’ottavo nano, 2001), mai eguagliata dopo di allora. Certo, gli episodi di censura ci sono ancora, ma sono circoscritti e strettamente politici, nel senso che scattano se, e solo se, viene toccato un politico in posizione apicale (Craxi, Berlusconi).

Non così nel nuovo secolo, infestato dal politicamente corretto e dalla cosiddetta cancel culture. Inizia una nuova censura, molto diversa da quella del passato: è di sinistra anziché di destra, e procede dal basso anziché dall’alto. Inutile ricordare qui le migliaia di opere di ogni tipo – dalla Divina Commedia a Dumbo, dai dipinti di Gauguin alle musiche di Debussy – cadute sotto la scure dell’attivismo woke, specie negli Stati Uniti e in molti paesi di lingua inglese.

Quello su cui forse vale la pena richiamare l’attenzione, però, è quel che, da qualche tempo succede nelle scuole americane, e in particolare nelle biblioteche interne agli istituti scolastici. Qui da alcuni anni si stanno moltiplicando i tentativi da parte di
genitori, loro organizzazioni, ma anche attivisti esterni e autorità politiche locali, di bandire libri considerati “inappropriati”, ma la matrice dominante delle spinte censorie, a differenza di quel che da molti anni succede nelle università e nelle grandi
istituzioni della società americana, non è di sinistra.

La progressione del fenomeno è attentamente monitorata da varie associazioni di difesa del libro e della libertà di lettura. Ad esempio: l’associazione di scrittori Pen America, l’associazione dei librai American Library Association (ALA), Amnesty
International. Ebbene, i dati raccolti negli ultimi anni segnalano una esplosione del numero di libri di cui viene richiesto il bando. Secondo ALA, che raccoglie dati da più di 20 anni, le richieste di censura di libri erano 729 nel 2021, ma erano salite a 1269 nel 2022 (+74.1% in un solo anno). Secondo Pen America, che non lavora sugli anni solari ma sugli anni scolastici, nel 2021-22 le contestazioni erano state 2532, salite a 3362 nell’anno scolastico successivo (2022-23), e a oltre 10 mila nell’anno
scolastico appena concluso (2023-24).

Se si va a vedere di che libri si tratta e quali sono le ragioni delle richieste di bando, si scopre che, pur non mancando esempi paradossali, o difficili da collocare politicamente (la Bibbia, 1984 di Orwell), i contenuti più contestati ricadono in poche
categorie: oscenità e pornografia; violenza, sesso esplicito; storie LGBTQIA+; personaggi di colore; schiavismo e colonialismo.

Scavando più a fondo, emerge abbastanza chiaramente che la matrice delle contestazioni più frequente è di tipo conservatore e anti-woke (anche se non mancano contestazioni di segno opposto), e che non di rado la contestazione poggia su norme
introdotte dall’alto negli stati a maggioranza repubblicana, come Texas, Florida, Iowa, Utah, South Carolina, Tennessee.

Se teniamo conto del fatto che il fenomeno, pur presente da decenni, è decollato nel 2021 e ha preso vigore negli anni successivi, non sembra azzardato leggerlo (anche) come una reazione del mondo repubblicano alla sconfitta di Trump alle elezioni presidenziali del 2020.

Naturalmente ognuno può giudicare come preferisce l’esplosione delle richieste di censura dei libri delle biblioteche scolastiche: inaccettabile limitazione della “libertà di lettura”, o salutare reazione all’indottrinamento woke in atto in tante scuole
americane?

Resta il fatto che, almeno nelle scuole americane, la cancel culture non è più un monopolio della sinistra.

[articolo uscito sulla Ragione il 1° settembre 2024]

Il censore della nostalgia

7 Settembre 2023 - di Dino Cofrancesco

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Commentando il ‘discusso libro’ del generale Roberto Vannacci, Corrado Augias, uno dei terroristi della mente in servizio permanente effettivo sulle colonne di ‘Repubblica’, dopo aver ricollegato Il mondo al contrario al clima di esaltazione delle ‘famigerate SS naziste’, ironizza sulla nostalgia del mondo di ieri che cola dalle pagine del saggio. Rimpiangere l’Italia che fu significa ignorarne l’arretratezza, la diffusa povertà, i diritti civili inesistenti, il divorzio da conquistare a colpi di pistola, il delitto d’onore, l’assistenza sanitaria rudimentale. ‘E’ inutile polemizzare col presente tanto più se si considera la portata rivoluzionaria del passaggio in corso, dalla cultura della carta a quella digitale’. Sono preziose stille di saggezza! E tuttavia, vorremmo chiedere all’onnipresente columnist, è un reato ritenere che l’Italia di Pane amore e fantasia avesse anche positività perdute? Cercare di conservare qualcosa del passato è un reato di lesa modernità? Parlare di “bellezza del nucleo familiare tradizionale” comporta l’esposizione alla gogna mediatica? Forse è ingenuo voler ritornare al mondo pre-68 ma non si vede perché si debba essere obbligati a guardare al passato come a un blocco compatto in cui, ad es., il positivo (assenza di ballo con sballo) era indissolubilmente unito al negativo (l’autoritarismo familiare) e la meritocrazia era unita a una Università che teneva lontane le masse. In ogni caso, i valori legati al passato stanno sullo stesso piano di quelli che guardano al presente e al futuro e, in democrazia, quel che conta è la diversa risonanza che hanno negli animi dei cittadini. Il pluralismo – quello vero di Isaiah Berlin – è proprio questo: abbiamo idee diverse in campo morale, politico, sociale, bioetico, culturale e tali idee vanno rispettate tutte, dal momento che nessuna scienza è in grado di disporle in ordine gerarchico. Se quello che pensa il generale Vannacci è condiviso in tutti i bar d’Italia, Augias se ne faccia una ragione: vuol dire che la maggioranza dei nostri connazionali si riconosce in una etica tradizionale piuttosto che in quella illuministico-cosmopolita degli opinion makers di ‘Repubblica’. Toglieremo il voto ai retrogradi o li sottoporremo a una rieducazione di massa?

La “censura privata” dei contenuti politici sui social network tra mito sociale e realtà giuridica

6 Luglio 2020 - di Mark Bosshard

DirittoIn primo pianoSocietà

La cronaca si occupa sempre più spesso di casi di cosiddetta “censura privata” di contenuti caricati da utenti sui social network (in particolare la piattaforma YouTube parrebbe essere divenuta parecchio “attiva” in questo senso negli ultimi tempi). Sebbene gli episodi che salgono alla ribalta della cronaca siano essenzialmente solo quelli che riguardano contenuti lato sensu politici e/o quelli caricati da utenti che gravitano a vario titolo intorno al mondo dell’informazione o del dibattuto politico e culturale, in realtà il fenomeno della censura di massa di contenuti che – per varie ragioni – non risultano graditi alle piattaforme social ha dimensioni ben più ampie, coinvolgendo diverse migliaia di utenti e contenuti su base giornaliera e a livello planetario.   Leggi di più

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