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Il modello Taiwan: come l’isola sta contenendo il contagio

29 Aprile 2021 - di Silvia Milone

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È passato più di un anno da quando la pandemia si è insinuata nelle nostre vite limitandole e modificandole irrimediabilmente. Nel corso dei mesi le informazioni più disparate sono giunte da fonti considerate più o meno attendibili e centinaia di protocolli sono stati avviati con l’intento di trovare una soluzione che, sfortunatamente, tarda ad arrivare, poiché tutte le azioni intraprese sino ad ora si sono rivelate sostanzialmente inefficaci. Eppure, in tutto questo caos ci sono piccole realtà che hanno saputo controllare l’epidemia e che hanno ottenuto risultati soddisfacenti nella lotta contro il coronavirus, benché nessuno ne parli. Questo è anche il caso di Taiwan.

Taiwan (o Repubblica di Cina) è una piccola nazione insulare posta a 180 km dalla Cina e conta 23,5 milioni di abitanti. Pur avendo dei numeri di tutto rispetto, però, per l’Organizzazione Mondiale della Sanità sembra non esistere. Nonostante gli straordinari risultati ottenuti, Taiwan non è stata invitata al 73° incontro dell’organo decisionale dell’OMS dello scorso novembre che riguardava proprio la gestione della pandemia. Secondo il Ministero degli Affari Esteri taiwanese dietro a tale decisione ci sarebbe la Cina, la quale considera l’isola una sua provincia e non uno stato sovrano, benché a Taipei sia presente da sempre un esecutivo autonomo, che dal 2016 ha a capo la presidente Tsai Ing-wen, che respinge categoricamente il principio di “una sola Cina” e dopo aver trionfato alle ultime elezioni alla guida del Partito Progressista Democratico ha intensificato gli scambi con Washington. Il governo di Pechino, guidato dal presidente cinese Xi Jinping, ha più volte affermato di voler risolvere la questione, ma di fatto ha dichiarato che Taiwan potrà partecipare alle riunioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità solamente se riconoscerà di appartenere alla Repubblica Popolare Cinese.

Nonostante la sua estromissione da parte dell’OMS, a livello globale Taiwan è stata elogiata per il successo ottenuto nel contenimento dell’epidemia di coronavirus e basta consultare il sito ufficiale del governo taiwanese per rendersene conto. Lo studioso Tomas Pueyo ha pubblicato sulla piattaforma Medium un’accurata analisi sulle misure di contrasto attuate da alcuni paesi dell’estremo oriente tra cui figura anche la Corea del Sud, la quale è stata la prima nazione al mondo a estinguere un focolaio di coronavirus senza applicare un lockdown a livello nazionale. I negozi, i ristoranti e le fabbriche sono rimasti aperti. Le quarantene si sono limitate ad aree circoscritte, come ad esempio la città Daegu dove si è verificata l’epidemia principale. Il tracciamento dei malati e la relativa quarantena di tutte le persone entrate in contatto con loro sono risultati fondamentali.

Secondo Pueyo però, Taiwan è sicuramente il modello per eccellenza a cui ispirarsi. Memore dell’epidemia di Sars del 2003, il governo ha agito tempestivamente attuando severi divieti di viaggio e introducendo l’obbligo di mascherine per tutti. In questo modo i livelli di contagio sono stati minimi le e attività produttive hanno subito un leggero contraccolpo rispetto a quanto accaduto, e a quanto sta ancora accadendo in Europa.

L’università di Stanford ha avviato uno studio diretto dal medico taiwanese Jason Wang su come fronteggiare l’epidemia e la conseguente ripartenza dell’economia negli Stati Uniti sulla base dei risultati ottenuti a Taiwan.

Il Dott. Wang, intervistato dalla CNN, ha spiegato che il successo del modello taiwanese risiede in una sanità pubblica efficiente in grado di fronteggiare rapidamente emergenze di grande portata.

Taiwan ha dimostrato che è possibile stabilire norme di quarantena e isolamento anche senza l’uso della forza come avviene invece in un governo autocratico come quello della Cina.

Il Ministero degli Affari Esteri taiwanese ha creato un sito ad hoc consultabile anche in lingua inglese sul quale è possibile trovare ogni genere di informazione e aggiornamento sul Covid-19.

In una sezione speciale sono riportate tutte le misure adottate e i risultati ottenuti, mettendoli a disposizione di tutti affinché gli altri governi possano, se lo desiderano, avvalersi delle tecniche usate sull’isola, eventualmente adattandole alle proprie realtà.

Nella lotta al coronavirus, per Taiwan è stato fondamentale fare ulteriori investimenti nella sanità pubblica, oltre all’utilizzo dell’intelligenza artificiale che ha permesso ai medici di gestire anche a distanza i malati che stavano trascorrendo la quarantena presso le loro abitazioni; pur essendo molto meno invasivo della privacy rispetto al metodo usato in Corea del Sud. Ogni cittadino è in possesso di una smart card collegata al Servizio Sanitario Nazionale sulla quale sono registrati tutti i dati relativi allo stato di salute del paziente; la tessera è risultata fondamentale per la prevenzione del contagio. Ad esempio: per la distribuzione delle mascherine, la gestione della quarantena, per controllare gli spostamenti alle frontiere e la storia clinica dei pazienti.

A febbraio 2020 il ministro del digitale Audry Tang ha dato incarico ad alcuni ingegneri appartenenti al settore privato di realizzare un’applicazione tramite la quale mettere in contatto i cittadini e le farmacie convenzionate per l’acquisto di mascherine. In sole 48 ore l’app era pronta sciogliendo i dubbi e le preoccupazioni delle persone sull’approvvigionamento dei dispositivi di sicurezza. L’applicazione è risultata essere molto attendibile in quanto è in grado di aggiornarsi in un lasso di tempo che va da un minimo di 30 secondi ad un massimo di 30 minuti. Le prenotazioni online hanno permesso di evitare lunghe code fuori dalle farmacie e di scongiurare eventuali nuovi contagi.

La strategia attuata dal governo di Taiwan prevede una vigilanza continua, oltre alla condivisione costante e approfondita delle informazioni con i cittadini. L’utilizzo dei big data e di piattaforme online è stato fondamentale sin dall’inizio della vicenda, quando, a dicembre 2019, hanno iniziato a circolare le prime notizie circa una misteriosa malattia a Whuan. Taiwan ha centinaia di pendolari che si recano giornalmente in Cina per lavoro e pertanto ha trattato la questione con la massima urgenza, controllando i passeggeri dei voli provenienti da Whuan sino a vietarne l’ingresso già a partire da febbraio 2020. Le agenzie di assicurazione sanitaria e di immigrazione hanno incrociato la cronologia dei viaggi dei residenti con i dati delle loro tessere sanitarie, consentendo così a ospedali, cliniche e farmacie di accedere immediatamente alle informazioni dei pazienti. Le persone che si sono sottoposte all’auto-quarantena sono state rintracciate e chiamate con frequenza per accertarsi che non lasciassero la loro residenza.

A partire dal 24 gennaio 2020, Il governo di Taiwan ha interrotto le esportazioni di mascherine chirurgiche e ha chiesto alle aziende locali di aumentare la produzione fino a 10 milioni al giorno per garantire un’adeguata fornitura alla popolazione e al personale medico.

Infine, per garantire un coordinamento efficiente, Taiwan ha costituito un centro di comando con a capo il Ministero della Sanità e del Benessere che ha il compito di controllare la comunicazione pubblica. Sono state così avviate importanti campagne per informare la popolazione circa i rischi della malattia e su come comportarsi in caso di positività al coronavirus.

Il risultato è che dopo più di un anno dall’inizio dell’epidemia il numero totale dei contagi rilevati è di poco superiore a 1000 su 23,5 milioni di abitanti, mentre i morti sono appena 11, ovvero appena 0,5 per milione, che rappresenta il tasso di mortalità più basso del mondo.

Insomma, il modello Taiwan funziona, ma fino a quando gli interessi politici ed economici conteranno più della salute degli uomini, sarà impossibile che una nazione così lontana e poco considerata possa essere guardata come modello virtuoso nella gestione di una pandemia che ha sconfitto governi ben più potenti.


Sitografia:

https://www.taiwan.gov.tw

https://en.mofa.gov.tw/Default.aspx

http://www.taipeitimes.com

https://www.taiwannews.com.tw/en/index

https://chinapost.nownews.com

https://www.worldometers.info/coronavirus/country/taiwan/

https://statistichecoronavirus.it/coronavirus-taiwan/

https://www.lastampa.it

https://lab24.ilsole24ore.com/coronavirus/

https://med.stanford.edu/mchri/news/mchri-member-leads-coronavirus-response-drawing-on-lessons-from-taiwan.html

https://edition.cnn.com/2020/04/04/asia/taiwan-coronavirus-response-who-intl-hnk/index.html?fbclid=IwAR1KwAAGiSfr62um0xoiJFfWnsJXjCpErfMAiDEwZBHRDmb3i5cxVQzj64I

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Silvia Milone
Silvia Milone
Tradate (VA), 26/07/1981. Giornalista del quotidiano La Prealpina, dottoranda di ricerca - dipartimento diritto e scienze umane presso l’Università degli Studi dell’Insubria, Vice Presidente dell’associazione Alumni Insubria e consulente aziendale in ambito comunicazione e marketing.
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