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Quanto è grave l’epidemia nelle province?

26 Settembre 2020 - di Fondazione David Hume

SocietàSpeciale

di Luca Ricolfi e Rossana Cima

Continua la crescita dei contagi in Italia. Solo nell’ultima settimana (17-23 settembre) si sono registrati 11.097 nuovi casi, circa mille casi in più rispetto alla settimana precedente. È da inizio agosto che l’epidemia ha ripreso ad avanzare, anche se con un ritmo molto più lento di quello osservato in paesi con Israele (+395.4 nuovi casi settimanali per 100 mila abitanti contro i 18.4 dell’Italia), Spagna (+169.4) o Francia (+95.1).

Il dato nazionale è però solo un valore medio. Non ci consente di cogliere la dinamica dell’epidemia dei vari territori. Come risulta dai nostri precedenti contributi, ci sono province in cui la curva dei contagi ha dato chiari segni di ripresa (in alcuni casi fin da metà giugno) e zone in cui la situazione risulta meno preoccupante.

Per avere un quadro generale dell’epidemia possiamo provare a costruire un indice sintetico che consenta di stimare il livello di gravità della diffusione del virus. Possiamo fare questo basandoci sul numero di nuovi casi per abitante in un periodo medio-breve (14 giorni), tenendo però conto della capacità diagnostica del territorio: 100 nuovi casi registrati in una provincia con una bassa capacità di intercettare il contagio sono molto più preoccupanti di 100 nuovi positivi osservati in zone con una maggiore capacità diagnostica.

Se si usa questo indicatore la situazione è quella rappresentata nel grafico seguente.

La provincia che presenta la situazione più critica è La Spezia: fino a metà agosto contava un numero di nuovi contagi contenuto, ma a metà settembre ha iniziato a registrare incrementi bisettimanali superiori ai valori di aprile. Ora però (nell’ultima settimana) la curva del contagio sembra aver rallentato la sua corsa.
Subito dopo, ma con un valore decisamente più basso, troviamo Genova e poco sotto Imperia, altra città ligure.
Nella parte alta della classifica non si collocano solo città del Nord. Bari e Foggia sono in quinta e sesta posizione, poco prima di Oristano e Nuoro.
La diffusione dell’epidemia risulta invece più contenuta nelle province calabre collocate tutte in ultima posizione, precedute da Verbania, Salerno, Avellino, Macerata e Asti.

Nel complesso il 34% delle province del Nord si trova nella zona critica della classifica (prime 30 posizioni), un valore che scende al 21.1% al Sud.
La situazione è invertita se si considerano le ultime 30 posizione. Si posiziona in questa fascia il 17% delle province del Nord e il 36.8 di quelle del Mezzogiorno.

Nota tecnica

I dati utilizzati nell’analisi sono quelli diffusi quotidianamente dalla Protezione Civile aggiornati al 23 settembre (ore 18).

La serie storica dei dati provinciali è stata ricalcolata per tenere conto dell’interruzione di serie che si è verificata il 24 giugno in seguito alla nuova classificazione dei casi positivi (non più in base alla provincia in cui è avvenuta l’ospedalizzazione, ma in base alla residenza della persona risultata positiva al COVID-19).

Data l’impossibilità di stabilire, provincia per provincia, che cosa è effettivamente avvenuto tra il 23 e il 24 giugno, i dati sono stati ricalcolati assumendo che, fra le due date, gli incrementi giornalieri dei nuovi casi fossero pari a zero.

Quando possibile, i dati sono stati corretti per tenere conto dei ricalcoli effettuati dalle autorità regionali.

La capacità diagnostica è stata calcolata come rapporto fra contagi registrati nell’arco di tre settimane e nuovi decessi avvenuti nelle tre settimane successive con uno sfasamento temporale di 10 giorni. Maggiore sarà la capacità di intercettare i nuovi casi minore sarà la mortalità registrata nella provincia.

L’indicatore è stato costruito utilizzando i dati regionali, perché la Protezione Civile non fornisce il numero dei decessi a livello provinciale, ma solo quello dei casi totali. La capacità diagnostica delle regioni più piccole a livello demografico è stata posta convenzionalmente pari a 1.

Questi valori sono stati applicati al numero di nuovi contagi (per 100 mila abitanti) registrato nelle settimane fra il 10 e il 23 settembre.

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L. Ricolfi e staff Hume
L. Ricolfi e staff Hume
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