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L’Italia e gli altri

25 Giugno 2020 - di Fondazione David Hume

In primo pianoSocietà

L’epidemia nei paesi avanzati

1. A che punto sono gli altri paesi?

Continua a scendere il numero di morti in Italia, anche se ad un ritmo lento.
Se compariamo l’andamento della curva epidemica dell’Italia con quella di altri paesi avanzati la situazione è la seguente.
In soli 3 paesi, su un totale di 29, la curva del tasso di mortalità, a parità di anzianità epidemica, è sistematicamente più elevata (ovvero: più grave) di quella dell’Italia. Si tratta di Belgio, Regno Unito e Spagna.
I dati della Spagna devono però essere interpretati con cautela perché presentano interruzioni di serie dovute ad un ricalcolo della mortalità.
La Francia, che nel primo mese circa dell’epidemia aveva una curva epidemica simile a quella del nostro paese, ora presenta un tasso di mortalità inferiore.
Poco rassicuranti sono anche le curve di Svezia, Stati Uniti, Paesi Bassi, Irlanda, Svizzera e Canada, ma queste, sono sempre state sistematicamente più basse di quella dell’Italia.

Se poi si calcolano il numero dei nuovi decessi avvenuti in periodo di tempo medio-breve (variazioni tri-giornaliere), si vede come l’Italia abbia un profilo molto simile a quello di Regno Unito, Svezia e, nell’ultimo periodo, anche a quello di Stati Uniti e Belgio (e Francia).

Ci sono poi paesi come Finlandia, Islanda, Lussemburgo, Estonia e Slovenia dove da qualche giorno (in base ai dati aggiornati a domenica 21 giugno) non si registrano decessi.

Oggi in Italia si contano circa 280 nuovi decessi settimanali (in base ai dati aggiornati al 21 giugno). Un numero decisamente più basso di quello registrato durante il picco dell’emergenza sanitaria, ma tuttora più alto di quello toccato ad inizio epidemia.
Se consideriamo come soglia quella osservata nei primi giorni di marzo (circa 35 nuovi decessi settimanali, ovvero 0,06 casi per 100.000 abitanti), l’Italia dovrebbe fare ancora circa l’80% di strada per raggiungere un livello di mortalità simile.
Sotto questo punto di vista, ci sono però paesi che presentano una situazione più preoccupante di quella italiana come Spagna, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti e Canada. Qui il numero di nuovi decessi settimanali supera l’1 su 100.000 abitanti (ad eccezione del Canada, che si attesta a 0.70, contro lo 0.48 dell’Italia). Per arrivare a registrare circa 0,06 nuovi decessi (come l’Italia ad inizio marzo) per 100.000 abitanti dovrebbero ridurre il tasso di mortalità di circa il 90%.

La maggior parte dei paesi è però molto più vicina alla meta rispetto al nostro paese. Ben 13 paesi (Ungheria, Israele, Grecia, Repubblica Ceca, Danimarca, Norvegia e Lituania, Estonia, Finlandia, Islanda, Lussemburgo, Slovacchia e Slovenia) l’hanno raggiunta o ne sono vicini.

2. Quanto è stata grave l’epidemia negli altri paesi?

Per rispondere a questa domanda conviene usare i dati della mortalità, perché sono i più comparabili fra paesi diversi (i dati del numero di contagiati risentono pesantemente della politica dei tamponi).
Occorre inoltre scegliere un periodo omogeneo, dal momento che l’epidemia è esplosa in tempi diversi nei vari paesi. Una scelta ragionevole, che consente di includere quasi tutti i paesi avanzati (Oecd e/o Unione europea), è di valutare la mortalità totale dopo il medesimo numero di giorni (60) dal momento dello scoppio dell’epidemia, convenzionalmente posto nel giorno in cui nel paese il numero totale di morti ha superato il livello di 1 morto ogni 100 mila abitanti (questa soglia corrisponde, in Italia, a 600 morti).

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Nota tecnica
I dati utilizzati provengono dai database dalla Johns Hopkins University aggiornati al 21 giugno 2020.

I dati della Spagna devono essere interpretati cautela perché presentano interruzioni di serie: i primi giorni di giugno le autorità spagnole hanno sospeso l’aggiornamento delle serie per effettuare un ricalcolo della mortalità.

I paesi considerati sono tutti i paesi avanzati in cui il numero di decessi ha superato l’1 per 100.000 abitanti.

Per anzianità epidemica di un paese intendiamo il numero di giorni trascorsi dal momento in cui il numero di decessi ha superato l’1 per 100.000 abitanti.

 

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L. Ricolfi e staff Hume
L. Ricolfi e staff Hume
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