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Il provinciale anomalo che fissò per sempre pregi e difetti dell’Italia del Dopoguerra

23 Luglio 2018 - di Dino Cofrancesco

Società

Giovannino Guareschi nacque il primo maggio 1908 a Fontanelle di Roccabianca (Parma) e morì a Cervia (Ravenna) il 22 luglio di sessant’anni dopo. Emblematico il giorno della nascita per uno scrittore allergico alle sinistre ma ancor più emblematico l’anno della morte. Il 1968, infatti, fu la negazione di tutto il suo ‘mondo piccolo’, della provincia profonda, in cui era vissuto, delle tradizioni che, monarchico convinto, aveva intensamente coltivato, dei costumi e dei codici morali antichi appena scalfiti dai grandi racconti ideologici del secondo Ottocento e del Novecento.   Leggi di più

Cosa fu davvero Weimar

16 Luglio 2018 - di Dino Cofrancesco

PoliticaSocietà

La lettura dell’articolo di Francesco Cundari, Corrispondenze da Weimar (‘Il Foglio del 7/8 luglio) -una lunga recensione del saggio di Benjamin Carter Hett, La morte della democrazia ( The Death of Democracy: Hitler’s Rise to Power and the Downfall of the Weimar Republic, Penguin Books 2018)- ci riporta una stagione storiografica che sembrava passata dopo decenni di revisionismo.   Leggi di più

Verso il tramonto della politica

19 Giugno 2018 - di Dino Cofrancesco

PoliticaSocietà

“C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico” nel linguaggio politico del nostro tempo – sia dei   professionisti del potere sia dei giornalisti e degli intellettuali opinion maker – ed è il ritorno di uno stile comunicativo, caratteristico soprattutto degli stati totalitari o teocratici, che abbatte i confini tra dimensioni dell’umano, che Benedetto Croce teneva distinte: il bello, il vero, l’utile e il buono.   Leggi di più

Sacko: lettera aperta al Dubbio (rivolta anche a Giuliano Ferrara)

8 Giugno 2018 - di Dino Cofrancesco

PoliticaSocietà

Caro Direttore, ho letto con commossa, profonda, adesione il tuo editoriale “Hanno fucilato un negro in Calabria? Beh, che vuoi: sono cose che succedono”. Qualche perplessità solo sull’insistita ironia sulla frase di Matteo Salvini «è finita la pacchia». Il leader leghista non mi è congeniale, non ho mai votato per lui né prevedo di farlo in futuro, ma credo che la pacchia si riferisse agli scafisti e alle organizzazioni che hanno fatto dell’immigrazione un business. Comunque non è questo il punto e non voglio certo fare il difensore d’ufficio (non ne ha bisogno) del ministro dell’Interno, azzannato ormai da tutti i giornali – dell’establishment e non.   Leggi di più

Pietà per i nostri carnefici (populisti)

4 Giugno 2018 - di Dino Cofrancesco

In primo pianoPoliticaSocietà

Francesco Damato, nel suo meditato articolo, Giustizialisti l’album di famiglia – Il Dubbio del l° giugno – tesse le lodi di Angelo Panebianco che, nell’editoriale I politici sovranisti non vengono da Marte – Corriere della Sera del 28 maggio – sostiene la tesi che le forze politiche emergenti oggi in Italia sono ostili alla democrazia rappresentativa (liberale) e che il  «diffuso rigetto nei confronti della democrazia rappresentativa, delle sue regole, e delle istituzioni liberali che la sorreggono, è il frutto di una trentennale, martellante, propaganda che ha dipinto la politica rappresentativa come un verminaio, il concentrato di tutte le lordure e le brutture, e i suoi esponenti come gente per la quale vale l’inversione dell’onere della prova: è ciascuno di loro che deve dimostrare di non essere un corrotto.   Leggi di più

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