Trump vs Musk: le due lezioni che (non) impareremo
In primo pianoPoliticaSocietàChe Donald Trump e Elon Musk abbiano posto bruscamente fine alla loro collaborazione non deve sorprendere. E infatti non ha sorpreso quasi nessuno, se non, forse, per la rapidità (personalmente gli avevo dato 12-15 mesi prima che litigassero irreparabilmente: gliene sono bastati la metà). Ma la rottura era scritta fin dall’inizio, perché due personaggi con un ego così smisurato non potevano coesistere a lungo, a maggior ragione in una situazione fortemente asimmetrica: perché Musk avrà anche più soldi, però lì il “capo” era Trump e uno come Musk non è fatto per avere capi.
Poco male: non è che finora la loro collaborazione avesse prodotto un granché. Ma ci sono un paio di lezioni interessanti che possiamo trarre dalla vicenda, anche se dubito molto che le impareremo.
Anzitutto, Trump e Musk avevano tutto l’interesse a collaborare e Musk, in particolare, aveva in ballo interessi economici enormi, che ora sono a rischio. È improbabile che Trump possa rompere i contratti con SpaceX, dato che in tal caso gli USA resterebbero scoperti su molti aspetti strategici della corsa allo spazio. Ma è invece assai verosimile che possa colpire duro sul versante Tesla, tanto più che le auto elettriche le ha sempre cordialmente detestate (anche con buone ragioni). Eppure, l’interesse reciproco non è bastato a tenerli insieme. Anzi, a rompere definitivamente è stato proprio Musk, pur essendo quello che più ha da perderci.
E non si tratta certo di un caso isolato, anche se ha fatto scalpore perché vi erano coinvolti l’uomo più ricco del mondo e l’uomo più potente del mondo. Ma, solo per restare in casa nostra, lo stesso è successo con Renzi e Calenda, che da soli non contano nulla, mentre uniti avevano una possibilità reale di costruire un soggetto politico di qualche peso. Eppure, nonostante avessero tutto l’interesse a stare insieme, non ci sono riusciti, perché dominare il proprio ego è risultato troppo difficile.
La prima lezione che (non) impareremo è pertanto che, come da tempo vado sostenendo (vedi p. es.https://www.fondazionehume.it/politica/la-frattura-tra-ragione-e-realta-3-marx-e-vivo-e-lotta-dentro-a-noi-dodici-idee-comuniste-a-cui-credono-anche-gli-anticomunisti/), l’idea che le azioni dei potenti del mondo si spieghino tutte in base all’interesse, in particolare all’interesse economico, è una balla cosmica.
Pesano almeno altrettanto l’orgoglio, l’ambizione e le altre passioni umane, che il potere tende ad amplificare a dismisura. E poi, a volte, c’è anche la sincera volontà di fare qualcosa di buono per gli altri, che può benissimo coesistere con i vizi di cui sopra, così come accade a tutti gli altri esseri umani (perché, per quanto incredibile possa sembrare, anche Trump e Musk sono umani).
La seconda lezione che (non) impareremo è l’assoluta inattendibilità del complottismo. Che non è affatto esclusiva degli sciamannati di destra (vedi ancora l’articolo di cui sopra).
Ricorderete, spero, le tortuosissime analisi volte a dimostrare che era bastato un tweet (o uno xeet?) di Musk per determinare il successo del partito (presunto) neonazista AFD alle elezioni politiche tedesche. O le proteste indignate per un altro xeet (o come diavolo si dirà adesso) dello stesso Musk contro i magistrati italiani, gravissima minaccia allo Stato di diritto contro cui si scagliò eroicamente perfino Mattarella. O le terrificanti teorie su come Musk premendo un solo bottone avrebbe potuto far crollare l’intero fronte ucraino, costringendo Zelensky ad accettare una pace capestro che avrebbe dato inizio alla nuova Yalta, con la spartizione del mondo fra Trump e il suo amico Putin.
Bene, dov’è finito ora tutto questo? AFD ha avuto successo (non certo grazie allo xeet di Musk), ma non abbastanza per andare al governo, i magistrati italiani continuano (purtroppo) a fare quello che vogliono, Putin continua (purtroppo) a prendere in giro Trump, che continua (purtroppo) a non accorgersene (o a far finta di non accorgersene) e gli ucraini continuano (per fortuna) a resistere senza bisogno né di Musk né di Trump: e solo pochi giorni fa, il 1° giugno, con l’Operazione Ragnatela, hanno distrutto 40 bombardieri russi con droni fatti in casa su un territorio vasto quanto 5 fusi orari, sotto il naso dei 5000 e passa satelliti Starlink di Musk, che non si è accorto di nulla, se non a cose fatte.
Della diabolica coppia che doveva conquistare il mondo resta solo il grottesco video del Resort Gaza, a imperitura testimonianza della sua imbecillità.
Ma soprattutto della nostra, che l’avevamo presa sul serio.