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L’insondabile opinione degli elettori Pd

19 Marzo 2018 - di Paolo Natale

Politica

Ero stato facile profeta, qualche giorno prima delle elezioni, nel preconizzare l’inadeguatezza dei sondaggi pre-elettorali che uscivano in quel periodo, in un sistema di voto in cui la base di collegio non permetteva stime attendibili. E così è stato. Le soprese non sono dunque mancate, ma è rimasta un’unica certezza: l’impossibilità di formare un governo, non certo a causa della legge elettorale, quanto per la tripolarizzazione (un po’ zoppa a sinistra) delle scelte degli italiani. In una situazione come quella attualmente presente nel nostro paese, l’unica possibile maggioranza si potrebbe ottenere soltanto o con un premio di maggioranza molto ampio (ma a rischio del parere della Consulta) oppure con una sorta di secondo turno di ballottaggio, magari di collegio, e senza quota proporzionale.

Ci sarà tempo per verificare quanto le forze politiche appena entrate in Parlamento siano disponibili a rimettersi in gioco in nuove elezioni, con una nuova legge elettorale di stampo maggioritario, o se al contrario i neo-eletti non vogliano perdere la propria posizione appena raggiunta alla Camera o al Senato. Ora il dibattito, è noto, verte sulle inedite alleanze che, uniche, possano permettere la formazione di un governo abbastanza stabile per durare nel tempo.

Ed è proprio su queste alleanze che le nuove indagini demoscopiche si concentrano in questi giorni, cercando di capire quanto i diversi elettorati siano più o meno favorevoli ad appoggiare le forze politiche avversarie. In particolare, sono gli elettori del Partito Democratico a venir quotidianamente interrogati in merito ad un eventuale accordo di governo tra M5s e Pd. E i sondaggi, come a volte accade, forniscono responsi decisamente antitetici.

Secondo alcuni di questi, la maggioranza di chi ha appena votato Pd sarebbe favorevole all’alleanza con i 5 stelle, secondo altri soltanto una minoranza è convinta di questa alleanza. E i titoli dei giornali enfatizzano ora uno ora l’altro risultato. Si legge dunque: “Da elettori Pd e M5S spinta per l’alleanza”, oppure alternativamente: “Nuovo governo: Movimento 5 Stelle – PD? Sondaggi dicono di no”. Come è possibile che sondaggi diffusi più o meno contemporaneamente diano risultati così antitetici? Le inchieste demoscopiche sono al solito inaffidabili? O sono i diversi istituti che indirizzano le risposte, a volte favorevoli e a volte contrarie?

Mi torna alla mente un classico esempio della possibile ambiguità nel registrare le opinioni della popolazione, quello cioè che avveniva negli USA durante la guerra del Vietnam: i quotidiani pro-intervento pubblicavano sondaggi in cui emergeva come la maggioranza degli americani fosse favorevole a “proteggere il popolo vietnamita dall’influenza sovietica”; i quotidiani anti-interventisti pubblicavano viceversa sondaggi dove la maggioranza si dichiarava contraria a “mandare i propri figli a combattere e a morire in Vietnam”. Ma tutti i giornali titolavano semplicemente: “Gli americani sono a favore (oppure contro) il ritiro delle truppe”.

Ambiguità di questo genere possono avere conseguenze negative per un altro degli scopi principali per cui si effettua un sondaggio, quello cioè di rilevare la diffusione di uno specifico atteggiamento, non altrimenti quantificabile: il tipo di domanda che viene rivolta agli intervistati, al fine di “misurare” questo atteggiamento, può infatti dar luogo a risultati a volte speculari.

È quello che accade appunto anche nei confronti dell’opinione degli elettori Pd. Se chiedo loro se, per il bene del paese, il loro partito dovrebbe fare uno sforzo per garantire all’Italia un governo stabile, sebbene contingente, le risposte favorevoli ad un’alleanza con i 5 stelle cresceranno; se chiedo semplicemente se trovano giusto governare con un avversario politico, che oltretutto li ha dileggiati per mesi, è molto probabile che aumenteranno gli intervistati contrari.

Ma sui giornali, si evita accuratamente di riportare il tipo di domanda che è stata rivolta per ottenere quel risultato. Dunque, qual è la domanda giusta? E cosa pensano effettivamente gli elettori del Pd?

Molto probabilmente, entrambi i risultati sono corretti. Mettono solamente in evidenza due aspetti che ogni elettore del Pd ha già nella sua testa, senza che si arrivi ad una soluzione definitiva. Gli elettori del Pd pensano che sia giusto dare al paese un governo, magari per evitare un’alleanza M5s-Lega e, contemporaneamente, che non sia giusto allearsi con i 5 stelle, che sono a loro giudizio parecchio inaffidabili. Tutto qui, semplicemente: come è ovvio, gli elettori del Pd sono incerti. Basterebbe esplicitarlo e tutto si risolverebbe. Ma non ci sarebbe più la notizia che attira l’attenzione dei lettori…

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Paolo Natale
Paolo Natale
Milano, 10 luglio 1955 Sociologo. Professore all’Università degli Studi di Milano.
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