Il Papa anti-occidentale
In primo pianoPoliticaSocietàChi è stato Papa Francesco? La domanda si è imposta in questi giorni nelle riflessioni di tutti, ma ben pochi hanno resistito alla tentazione di scambiare la parte per il tutto. Era inevitabile: per descrivere il Pontefice scomparso come fonte di ispirazione, è giocoforza amputare porzioni significative del suo pontificato. Certo tutti abbiamo notato, e in molti apprezzato, la sua informalità, quel suo parlare e interagire in modo semplice, deponendo o celando i simboli del potere e della Grazia: quel suo “buonasera” inaugurale, quelle espressioni familiari o di senso comune nei discorsi, quei gesti di rinuncia al lusso in materia di spostamenti (utilitaria) e di residenza (Santa Marta). Ma al di là di questo, resta il fatto che nessuno – proprio nessuno – fra gli attori grandi e piccini della politica può plausibilmente rivendicarne l’eredità. E se qualcuno cionondimeno ci prova, è a prezzo di clamorose omissioni.
La destra, tutta la destra, è costretta a omettere le ripetute prese di posizione di Francesco a favore dei migranti, di tutti i migranti, regolari e irregolari, sospinti non solo dalle persecuzioni e dalle guerre ma dal legittimo desiderio di sfuggire alla povertà. La sinistra, tutta la sinistra, è costretta a omettere le chiare prese di posizione contro l’aborto e i medici che lo praticano, bollati come “sicari”; a dimenticare le critiche alla cosiddetta teoria gender, definita “il pericolo più brutto”; a sorvolare sulla demonizzazione dei contraccettivi, paragonati alle armi che uccidono.
Quanto alla cultura laica e liberale, che vede nel capitalismo uno strumento di uscita dalla miseria e di emancipazione dalle costrizioni del passato, è costretta a dimenticare le severe parole del Papa: “Il problema del nostro mondo (…) sono l’egoismo, il consumismo e l’individualismo, che rendono le persone sazie, sole e infelici”.
Questo vuol dire che la visione del mondo di Bergoglio era eclettica, confusa o contradditoria?
Non direi. Certo, agli occhi di qualsiasi scienziato sociale non accecato dall’ideologia le idee di Bergoglio in materia di economia appaiono quantomeno ingenue (l’economia non è un gioco a somma zero), quelle in materia demografica appaiono potenzialmente catastrofiche (in tanti paesi è precisamente l’assenza di controllo demografico che provoca miseria e morti premature). Ma se dal prosaico mondo delle scienze sociali ci volgiamo al fantasioso mondo delle ideologie, quelle idee non sono poi così strane o incoerenti. Perché un’idea unitaria, un pensiero di base, o se preferite un’ossessione di fondo, nel pensiero del Papa scomparso esiste eccome. E ha pure un nome: si chiama anti-occidentalismo. Nelle esternazioni di Bergoglio sono confluiti un po’ tutti i motivi della critica alla civiltà occidentale: condanna del colonialismo (il “singhiozzo dell’uomo bianco”, per dirla con Pascal Bruckner), critica dell’economia capitalistica (“l’economia che uccide”), riserve sulle politiche dell’Alleanza Atlantica, deplorazione del consumismo, difesa della famiglia tradizionale, attacco all’aborto e al controllo delle nascite, presa di distanza dalla cultura woke. L’unico elemento non criticato, e in parte ascrivibile alla cultura occidentale (almeno fino a ieri), è stata l’apertura delle frontiere ai migranti, un tipo di politica che Papa Bergoglio, come molti capitalisti in cerca di manodopera a basso costo, giudicava insufficiente.
Possiamo concludere che la cifra del pontificato di papa Francesco è stato il ripudio dei valori della società occidentale?
Sì e no. Sì, perché quello dell’anti-occidentalismo pare l’unico denominatore comune delle sue esternazioni. No, perché in realtà, dopo i rivolgimenti degli ultimi anni, non sappiamo più che cosa siano i valori dell’occidente. Le guerre in Ucraina e in Palestina hanno fatto riemergere in tutta la sua forza il fiume carsico dell’anti-occidentalismo dentro l’occidente stesso. L’ascesa e il declino dell’ideologia woke, il capovolgimento delle politiche di accoglienza in politiche di espulsione, le accuse all’Europa di avere tradito i valori occidentali, la guerra dei dazi, le divergenze su come porre fine alle guerre in Ucraina e a Gaza, hanno riproposto in termini drammatici l’interrogativo: chi siamo, noi occidentali?
Forse, più che affannarci a rivendicare improbabili sintonie con il pensiero del Papa scomparso, personaggio unico e difficilmente ripetibile, dovremmo provare a interrogarci su noi stessi.
[articolo uscito sul Messaggero il 26 aprile 2025]