Zorhan Mamdani ha vinto. E’ la democrazia bellezza!

10 Novembre 2025 - di Dino Cofrancesco

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L’elezione del musulmano Zohran Mamdani a sindaco di New York ha generato nell’area liberale non poche apprensioni. Mamdani è un tipico prodotto dell’attuale establishment nordamericano—suo padre è un docente universitario di un prestigioso e costoso ateneo privato, sua madre un’apprezzata regista—ma non è cristiano e, inoltre, il suo programma di governo si ispira a una sinistra decisamente radicale.  Piero Sansonetti, sull’’Unità’, ha esultato: si torna a parlare di socialismo e qualcuno ha finalmente raccolto la bandiera che i partiti progressisti avevano nascosto nell’armadio. Capisco sia le apprensioni (forti, c’era da aspettarselo, nella comunità ebraica non solo newyorkese) che gli entusiasmi ma, al di là delle emozioni, vorrei ricordare che la democrazia dei moderni vive nell’alternanza di destra e di sinistra, di conservatori e di liberali, di welfaristi e di liberisti. Misure fiscali punitive dei ceti più abbienti, ingenti debiti pubblici per garantire i ‘diritti sociali’ (sanità, scuola, trasporto pubblico etc.) possono non piacere ma perché dovrebbero rappresentare un vulnus per la democrazia liberale? Semmai rovineranno, col passare del tempo, l’economia e, in tal caso, i socialisti vittoriosi di oggi saranno le truppe in ritirata di domani. Un partito che si ispira alla lezione liberale e liberista non è depositario della Verità più di un partito che si riconosca nella socialdemocrazia classica: se’ non c’è verità’ in etica e in politica, non ce n’è neppure in economia. Il problema vero è un altro: i grandi leader socialisti dell’Europa d’antan erano imbevuti di idealità occidentali, provenivano da scuole di pensiero fortemente segnate dai valori liberali e democratici e, pertanto, erano portati –è il caso dei partiti socialisti francese, inglese, tedesco italiano prima della rivoluzione bolscevica—ad ‘addomesticare’ lo stesso Karl Marx come si vede nella prassi e nella teoria della Seconda Internazionale. La novità costituita da Mamdani sta nel fatto che non proviene dalla ‘civiltà cristiana’, dalla cultura classica, dall’illuminismo democratico o dal romanticismo liberale. Non sappiamo se tutto questo avrà conseguenze nel suo stile di governo. Ce lo dirà il futuro ma fasciarsi la testa prima di rompersela non è consigliabile.

                                                                    Professore Emerito di Storia delle dottrine politiche

Università degli Studi di Genova

dino@dinocofrancesco.it

[Pubblicato l’11 novembre su Il Giornale del Piemonte e della Liguria]