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Zuppa di Porro

4 Agosto 2025 - di Dino Cofrancesco

In primo pianoSocietà

L’intervista che spiega cos’è il pensiero egemone di sinistra

Intollerabile: ormai ‘Il Mulino’ è diventata una rivista conservatrice

L’intervista di Piero Ignazi a Caterina Giusberti (‘La Repubblica’ del 1° agosto) è da incorniciare. Spiegherà ai posteri cos’è stato il pensiero egemone in Italia, a partire dagli anni sessanta, meglio di tante analisi sociologiche.

Già Professore ordinario di ‘Politica comparata’, Ignazi è il tipico ideologo di regime. Giuseppe Bottai lo avrebbe accolto trionfalmente nello staff di ‘Critica fascista’. Nato sotto la Repubblica, ha collaborato alla ‘Repubblica’ e poi al ‘Domani’: lo stile di pensiero, passando dalla camicia nera alla camicia rossa, non cambia. Nella noiosa controversia sul ‘Mulino’, volta ad accertare se ha mutato pelle, Ignazi non si chiede -il weberiano lavoro intellettuale come professione è roba dell’altro ieri – se la rivista, diretta da Paolo Pombeni, sia una buona rivista, aperta alle problematiche storiche, culturali sociologiche del mondo moderno, ma se sia ancora di sinistra ovvero se abbia ancora i requisiti per essere considerata una pubblicazione rispettabile. Nel Medio Evo, quando i dottori della Sorbona volevano dare il colpo di grazia ai loro avversari teologi insinuavano un terribile sospetto: ”Ma allora non credi in Dio?” Oggi il sospetto infamante è: “Vuoi vedere che non sei di sinistra?.

Nella sinistra italiana—sempre antagonista de facto, al di là delle retoriche liberali adottate dopo il secondo ’89—la mannaia ormai cade regolarmente sulla testa di chi è conservatore. Faccio fatica, scrive Ignazi, a individuare ‘Il Mulino’ “come sinistra. Le posizioni di sinistra sono aperte ai nuovi diritti civili, portano alla riduzione delle disuguaglianze e alla giustizia sociale”. E sappiano tutti che stare a destra significa opporsi ai diritti civili, promuovere le disuguaglianze e le ingiustizie sociali, plaudire al genocidio palestinese etc. Se pensiamo che la stragrande maggioranza degli scienziati politici italiani (più politici che scienziati, per la verità) la pensa come Ignazi c’è da tremare per il futuro delle nostre Facoltà umanistiche.

Per quanto riguarda ‘Il Mulino’, va ricordato che nacque sulla base di un programma culturale e politico degasperiano – l’incontro tra cattolici non tradizionalisti e laici anticomunisti. Se Ignazi dovesse ricostruirne la storia, farebbe come gli stalinisti evocati da Milan Kundera nel bellissimo Libro del riso e dell’oblio: cancellerebbe nella foto dei primi redattori della rivista nomi scomodi, come Augusto Del Noce e, forse, persino Nicola Matteucci.

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Dino Cofrancesco
Dino Cofrancesco
Arce (FR), 15 novembre 1942 Laurea in Filosofia Professore Emerito di Storia delle dottrine politiche, Università degli Studi di Genova.
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