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Ma chi ha detto che la violenza politica non paga?

31 Ottobre 2025 - di Dino Cofrancesco

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Anni fa avevo chiesto al compianto amico Giampaolo Pansa di presentare a Genova il suo ultimo libro, I vinti non dimenticano (2010). Lo storico aveva declinato l’invito giacché alti funzionari del capoluogo ligure gli avevano detto di non poter garantire l’ordine pubblico dinanzi alle prevedibili proteste (non pacifiche) dei pasdaran dell’antifascismo. La minaccia della violenza da parte di questi ultimi era o non era un esercizio di potere, peraltro prolungato nel tempo?

 Quando centri sociali, antagonisti e sovversivi vari occupano spazi pubblici, stazioni, metropolitane, scuole si può dire che la violenza non paga? Se le occupazioni durano giorni, il potere viene esercitato con successo, ai danni dei comuni cittadini; se lo sgombero avviene a suon di randellate, un obiettivo importante viene raggiunto: quello di mostrare che lo stato ha il potere di mobilitare le ’forze dell’ordine’, ma non ha, in senso proprio, ’autorità’. Si ha autorità, infatti, se leggi e divieti vengono rispettati in modo spontaneo e naturale e non vengono imposti, come negli stati totalitari, con lo spettro di una feroce repressione. M.me de Stael racconta che a Versailles un semplice nastro vietava l’accesso agli appartamenti reali.

 Lo Stato, che si trova a reprimere disordini sempre più frequenti, fa il suo dovere ma, in tal modo, rivela una debole legittimazione ovvero che le istituzioni democratiche godono di un consenso a macchia di leopardo e che la repressione della violenza che, per alcuni, è sacrosanta, per altri, costituisce la riprova che si vive in un regime poliziesco. Se il fossato tra Stato e ampi strati sociali si allarga, perché c’è chi vorrebbe più ordine e repressione e chi un radicale cambio di regime politico e sociale, non resta che la guerra civile: e non esercita potere chi è stato in grado di attivarla?

 Si dirà: ma i sovversivi – vedi per tutti le Brigate Rosse – alla lunga non vengono sconfitti? Certo che vengono sconfitti ma, come i kamikaze, non prima di aver recato gravi danni al ’sistema’, dalle fratture all’interno delle classi dirigenti alla tentazione di ridisegnare in peggio il quadro politico nazionale – per non parlare dell’assassinio di una delle più eminenti figure della Repubblica.

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Dino Cofrancesco
Dino Cofrancesco
Arce (FR), 15 novembre 1942 Laurea in Filosofia Professore Emerito di Storia delle dottrine politiche, Università degli Studi di Genova.
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