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A destra e a sinistra mezze verità sul fascismo

19 Novembre 2025 - di Dino Cofrancesco

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 Ha fatto bene Antonio Polito ,nell’editoriale del ‘Corriere della Sera’ dell’11 novembre u.s.,–Quei giudizi da respingere ,a criticare il generale Roberto Vannacci, che, nei suoi giudizi storici sul fascismo, ”presenta come buone, legali, ammissibili anche le peggiori malefatte del fascismo|…| Il tentativo di renderlo accettabile, di rivalutarlo agli occhi non solo dei nostalgici ma, quel che è peggio, dei giovani d’oggi è una colpa grave che il governo della Repubblica italiana non può consentire”. Non so cosa comporti per la Repubblica  il dovere di non consentire—che fa venire in mente la pedagogia giacobina di Stato—ma, certo, Polito ha ragione nel far rilevare l’insopportabile ipocrisia del generale quando non chiama le cose con il loro nome e afferma “che tutte le principali leggi, dalla riforma elettorale del 1923 alle norme del partito unico, fino alle stesse leggi del 1938, furono promulgate dal Re secondo le procedure”. La monarchia, infatti, perse il referendum proprio perché aveva assecondato l’instaurazione della dittatura, le infami leggi razziali, l’alleanza con il peggior regime totalitario del XX secolo, quello nazista.

 E, tuttavia ,nell’articolo di Polito c’è qualcosa che non torna. Quando rivendica al ‘Corriere’ il merito, sulla scia di Renzo De Felice, di “una rilettura del Ventennio finalmente libera dagli stereotipi dell’antifascismo di maniera”, forse dimentica che è stato proprio un corrierista doc, come Aldo Cazzullo, a riproporre quegli stereotipi nel 2022 con il libro Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo. Inoltre, lo stesso Polito definisce i fascisti che marciarono su Roma: ”uomini in armi, che nei due anni precedenti avevano dato vita a un’ondata di violenze senza precedenti, saccheggi e incendi, pestaggi e omicidi, e che proseguirono una volta preso il potere, con il culmine dell’assassinio di Giacomo Matteotti”. Se il fascismo fu solo questo e si ignorano la guerra civile che devastò per un biennio il paese, il vasto consenso che tanta parte della società civile diede alle camicie nere e si liquidano le realizzazioni del regime con frasi come “Mussolini ha fatto anche cose buone, E ci mancherebbe in vent’anni di potere assoluto!”(ma in quarant’anni di’ potere assoluto’ cosa ha fatto il comunista albanese Enver Hoxha?),è difficile liberarsi di ’revisionisti’ come Vannacci che dicono l’altra “mezza verità e non tutta la verità”.

 

[articolo uscito su  Il giornale del Piemonte e della Liguria il 18 novembre 2025]

 

Dino Cofrancesco

Professore Emerito di Storia delle dottrine politiche Università degli Studi di Genova

dino@dinocofrancesco.it

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Dino Cofrancesco
Dino Cofrancesco
Arce (FR), 15 novembre 1942 Laurea in Filosofia Professore Emerito di Storia delle dottrine politiche, Università degli Studi di Genova.
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