La morte di Darya Dugina

Giorni fa ho inviato un WhatsApp ad amici e colleghi, in cui esprimevo il mio sconcerto dinanzi al silenzio di quasi tutti i media sull’atto terroristico che ha fatto saltare in aria la figlia (unica) di Alexander Dugin. Solo il Pontefice ha trovato parole di pietà, per il resto giornali e tv sembravano persino soddisfatti del punto messo a segno dai nemici di Putin. ‘La guerra è guerra’, mi ha risposto qualcuno. ‘Quante sono le Dugine ammazzate in Ucraina dall’Armata rossa?’, mi ha obiettato un collega, che, peraltro, stimo molto.Eh no, qui bisogna intendersi. Un atto terroristico va condannato solo in base alle sue motivazioni ideali? L’attentato alla sede di Charlie Hebdo (7 gennaio 2015) ha sconvolto le coscienze perché a perpetrarlo sono stati fanatici islamici ma se avesse colpito l’ambasciata russa di Parigi, avremmo dovuto dedicare strade e piazze agli attentatori  ?

 No, la violenza, la barbarie, non hanno giustificazioni e se a praticarle sono i ‘nostri’, ne hanno ancora meno. I bombardamenti di Dresda, di Hiroshima, la distruzione di Montecassino, l’incendio di Primavalle che costò la vita a Virgilio e Stefano Mattei (16 aprile 1973) sono crimini incancel-labili. Nicola Chiaromonte scrisse pagine coraggiose denunciando l’olocausto di  Hiroshima (un po’ lo aveva fatto anche Eugenio Garin nelle Cronache di filosofia italiana) ma nelle commemorazioni per il cinquatenario della sua morte  chi l’ha ricordato?

 Una democrazia matura dovrebbe essere implacabile coi misfatti di quanti stavano dalla ‘parte giusta’ giacchè essi gettano un’ombra sulle cause più nobili. Gli applausi senesi al generale Alphonse Juin (quello delle marocchinate di Esperia) sono una pagina vergognosa della storia della Liberazione e riconoscerlo (finalmente!) farebbe onore alla civic culture liberale. La guerra è ineliminabile dal mondo umano e spesso è una trite necessità.Non si può essere pacifisti quando si ha a che fare con  Hitler ma se se ne adottano i metodi la sua sconfitta rischia di tradursi in una mezza vittoria.’Pietà l’è morta!’ma che lo si dica di una parte sola, quella dei nostri nemici–si chiamino Hitler, Stalin, Putin o altro.

Dino Cofrancesco