A che punto siamo? Bollettino Hume sul Covid-19 (5°)

Il Bollettino di oggi (martedì 12 maggio), torna ad occuparsi dell’andamento dell’epidemia in Italia per capire a che punto sono le diverse regioni nel percorso che dovrebbe condurle alla meta di “zero contagi”.

Fatto 100 il numero giornaliero dei morti e quello dei nuovi casi registrati nel giorno peggiore dall’inizio dell’emergenza, l’Italia nel suo complesso deve ancora percorrere circa un quinto del cammino per arrivare all’azzeramento dei contagi.

La situazione delle singole regioni appare ancora variegata sia dal punto di vista dei decessi che sul versante dei nuovi contagiati.

Come una settimana fa, Emilia Romagna, Liguria, Lazio, Piemonte, Toscana, Abruzzo e Veneto presentano una velocità di caduta dei decessi più bassa dell’Italia nel suo insieme.

Risulta ancora particolarmente preoccupante la situazione del Veneto, l’unica regione che registra un valore vicino al 50%. Come si vede nel grafico che segue, la velocità di caduta dei decessi risulta particolarmente lenta nella regione. Per tutto aprile è rimasta sostanzialmente piatta.

La situazione è relativamente più rassicurante ma in peggioramento (rispetto a sette giorni fa) per cinque regioni, quattro delle quali collocate al Sud: Abruzzo, Basilicata (come si è detto sopra), Calabria, Campania e Lombardia.

In queste regioni, la curva dei decessi, anziché muoversi verso il basso, torna a salire, allontanandosi dalla meta come mostrano i grafici seguenti.

Sul fronte dei nuovi contagi colpisce la situazione del Molise. Rispetto a martedì scorso si è allontanata dalla meta dei “contagi zero” (era quasi giunta all’obiettivo registrando un 5,6%). Lo scoppio del focolaio di Campobasso l’ha portata in coda alla graduatoria. Il Molise è preceduto da Piemonte, Liguria e Lazio che anche questa settimana si trovano in fondo alla classifica.

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Nota tecnica

Le serie storiche dei casi totali di Basilicata, Calabria, Liguria, Piemonte, Sardegna e Sicilia sono state ristimate per eliminare alcune incongruenze dei dati ufficiali forniti dalla protezione Civile.

 

Appendice

Riportiamo, di seguito, i grafici dell’evoluzione dei due indici considerati (calcolati in media mobile a 7 termini) nelle 21 Regioni e Province. Questo ci consente di individuare le regioni che presentano una caduta della curva più piatta (come il Friuli V.G., il Lazio, la Liguria, la Toscana o il Veneto).




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 11 maggio) la temperatura dell’epidemia è pari a 25.7, in diminuzione di appena 3 decimi di grado rispetto a quella del giorno precedente.

La stazionarietà della temperatura dipende da due tendenze opposte: la diminuzione dei nuovi contagi ufficiali si contrappone ad un (presumibile) aumento degli ingressi nelle strutture ospedaliere. Continuano a rimanere sostanzialmente stabili i decessi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa, in pieno lockdown.

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Nota tecnica

Abbiamo abbandonato lo strumento precedente perché, in una fase di ospedalizzazioni decrescenti come quella in corso da qualche settimana, avrebbe richiesto informazioni che la Protezione Civile non fornisce.

Il nuovo strumento si fonda su 3 tipi di informazioni:

  1. l’andamento dei decessi ufficialmente registrati;
  2. una stima del numero quotidiano di ingressi di pazienti Covid negli ospedali;
  3. l’andamento dei nuovi contagi, corretto per tenere conto del ciclo settimanale e della politica dei tamponi.

Il livello della temperatura è proporzionale al flusso medio giornaliero di nuovi contagi 2-3 settimane fa, epoca cui necessariamente si riferiscono tutti gli indicatori disponibili su base quotidiana.

Una temperatura zero corrisponde a una situazione in cui tutti e tre gli indicatori segnalano un sostanziale arresto dei nuovi contagi: zero nuovi morti, zero nuovi ingressi in ospedale, zero nuovi casi.

Una temperatura pari a 100 corrisponde a un flusso quotidiano di nuovi contagiati intenso come quello registrato nella settimana di picco, collocata fra la fine di marzo e i primi di aprile.

Allo stato attuale dell’informazione, è impossibile stabilire con esattezza a quale temperatura corrisponde 1 grado pseudo-Kelvin. Una stima ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia del 2% e il “numero oscuro” dei casi non rilevati sia un po’ minore di 2:1, suggerisce di interpretare ogni grado in più o in meno come una variazione pari a 1000 nuovi contagiati. Una stima meno ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia dell’1%, suggerisce che 1 grado pseudo-Kelvin corrisponda a 2000 nuovi casi al giorno.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 10 maggio) la temperatura dell’epidemia è scesa di poco più di 1 grado rispetto a quella del giorno precedente, passando da 27 a 25,9 gradi pseudo-Kelvin.

Questo miglioramento è dovuto al calo dei nuovi casi e soprattutto alla diminuzione delle ospedalizzazioni (rispetto ad una settimana fa: -3.624 i ricoveri ordinari e -474 i ricoveri in terapia intensiva). Rimangono sostanzialmente stabili i decessi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa, in pieno lockdown.

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Nota tecnica

Abbiamo abbandonato lo strumento precedente perché, in una fase di ospedalizzazioni decrescenti come quella in corso da qualche settimana, avrebbe richiesto informazioni che la Protezione Civile non fornisce.

Il nuovo strumento si fonda su 3 tipi di informazioni:

  1. l’andamento dei decessi ufficialmente registrati;
  2. una stima del numero quotidiano di ingressi di pazienti Covid negli ospedali;
  3. l’andamento dei nuovi contagi, corretto per tenere conto del ciclo settimanale e della politica dei tamponi.

Il livello della temperatura è proporzionale al flusso medio giornaliero di nuovi contagi 2-3 settimane fa, epoca cui necessariamente si riferiscono tutti gli indicatori disponibili su base quotidiana.

Una temperatura zero corrisponde a una situazione in cui tutti e tre gli indicatori segnalano un sostanziale arresto dei nuovi contagi: zero nuovi morti, zero nuovi ingressi in ospedale, zero nuovi casi.

Una temperatura pari a 100 corrisponde a un flusso quotidiano di nuovi contagiati intenso come quello registrato nella settimana di picco, collocata fra la fine di marzo e i primi di aprile.

Allo stato attuale dell’informazione, è impossibile stabilire con esattezza a quale temperatura corrisponde 1 grado pseudo-Kelvin. Una stima ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia del 2% e il “numero oscuro” dei casi non rilevati sia un po’ minore di 2:1, suggerisce di interpretare ogni grado in più o in meno come una variazione pari a 1000 nuovi contagiati. Una stima meno ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia dell’1%, suggerisce che 1 grado pseudo-Kelvin corrisponda a 2000 nuovi casi al giorno.

 




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 dell’8 maggio) la temperatura dell’epidemia è tornata a scendere, passando da 30.2 a 29.1 gradi pseudo-Kelvin.

Il miglioramento si deve a tutte e tre le componenti che contribuiscono al calcolo dell’indice (decessi, ospedalizzazioni, nuovi casi).

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa, in pieno lockdown.

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Nota tecnica

Abbiamo abbandonato lo strumento precedente perché, in una fase di ospedalizzazioni decrescenti come quella in corso da qualche settimana, avrebbe richiesto informazioni che la Protezione Civile non fornisce.

Il nuovo strumento si fonda su 3 tipi di informazioni:

  1. l’andamento dei decessi ufficialmente registrati;
  2. una stima del numero quotidiano di ingressi di pazienti Covid negli ospedali;
  3. l’andamento dei nuovi contagi, corretto per tenere conto del ciclo settimanale e della politica dei tamponi.

Il livello della temperatura è proporzionale al flusso medio giornaliero di nuovi contagi 2-3 settimane fa, epoca cui necessariamente si riferiscono tutti gli indicatori disponibili su base quotidiana.

Una temperatura zero corrisponde a una situazione in cui tutti e tre gli indicatori segnalano un sostanziale arresto dei nuovi contagi: zero nuovi morti, zero nuovi ingressi in ospedale, zero nuovi casi.

Una temperatura pari a 100 corrisponde a un flusso quotidiano di nuovi contagiati intenso come quello registrato nella settimana di picco, collocata fra la fine di marzo e i primi di aprile.

Allo stato attuale dell’informazione, è impossibile stabilire con esattezza a quale temperatura corrisponde 1 grado pseudo-Kelvin. Una stima ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia del 2% e il “numero oscuro” dei casi non rilevati sia un po’ minore di 2:1, suggerisce di interpretare ogni grado in più o in meno come una variazione pari a 1000 nuovi contagiati. Una stima meno ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia dell’1%, suggerisce che 1 grado pseudo-Kelvin corrisponda a 2000 nuovi casi al giorno.




L’Italia e gli altri. Bollettino Hume sul Covid-19 (4°)

Bollettino bisettimanale sull’andamento dell’epidemia

La Fondazione Hume pubblica oggi (8 maggio) il IV Bollettino sull’andamento dell’epidemia.

Dopo aver analizzato la situazione nelle regioni italiane (lunedì 4 maggio), oggi vogliamo valutare la velocità del contagio in Italia confrontandola con quella degli altri paesi.

Il grafico che segue rappresenta la quota di strada che ancora si deve percorrere per raggiungere l’obiettivo dei “contagi zero”. Il calcolo si basa sulla mortalità per abitante fatto 100 il numero giornaliero dei decessi registrati nel giorno di picco dell’epidemia.

Come si vede, l’Italia si colloca a metà classifica (come una settimana fa) registrando un 31.2.

Rispetto a venerdì scorso la sua situazione è migliorata (era al 40.5%).  Ci sono però paesi che hanno fatto meglio come ad esempio l’Austria, la Svizzera, la Slovenia, la Lituania, Israele o i Paesi Bassi che sette giorni fa ci seguivano in graduatoria e oggi ci precedono.

Vi è chi ha fatto peggio di noi. Hanno rallentato la caduta dei decessi il Belgio, il Lussemburgo, la Repubblica Ceca, la Finlandia e l’Ungheria. In lieve peggioramento anche la Danimarca.

Il lento progresso dell’Italia verso “zero contagi” emerge anche dal grafico seguente che rappresenta la velocità di discesa verso la meta. Il tasso di caduta dei contagi continua a rimanere ancorato al 3%. Siamo il quintultimo paese con il tasso di caduta della curva più lento.

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Nota tecnica

I paesi considerati sono tutti quelli in cui:

  1. l’epidemia ha varcato la soglia dei 10 morti per milione di abitanti;
  2. il picco è già stato superato da almeno 4 giorni.
  3. il picco è stato calcolato come variazione trigiornaliera

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