Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 23 giugno) la temperatura dell’epidemia è pari a 3.0 gradi pseudo-Kelvin, in diminuzione di 0.3 gradi rispetto al giorno precedente.

Questa diminuzione è dovuta a piccoli miglioramenti di tutte e tre le componenti che concorrono al calcolo dell’indice: decessi giornalieri, ingressi ospedalieri e nuovi contagi.

La diminuzione settimanale della temperatura è di 2.0 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla nota tecnica




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 22 giugno) la temperatura dell’epidemia è scesa di circa mezzo grado, passando da 3.8 a 3.3 gradi pseudo-Kelvin.

Questo miglioramento si deve essenzialmente all’andamento degli ingressi ospedalieri stimati che registrano una significativa diminuzione rispetto ai giorni scorsi. Più modesta è la riduzione dei decessi giornalieri e dei nuovi contagi.

La diminuzione settimanale della temperatura è di 2.1 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla nota tecnica




L’andamento dell’epidemia nelle province

I grafici che seguono rappresentano l’andamento nuovi casi settimanali nelle 107 province italiane, in base ai dati diffusi dalla Protezione Civile giovedì 18 giugno (ore 18.00).

In rosso sono rappresentate le province che, il 18 giugno (rispetto alla settimana precedente), hanno registrato un numero di nuovi casi (in rapporto alla popolazione) superiore alla media nazionale (3,7 casi ogni 100.000 abitanti), in blu le province con una densità di nuovi contagi fra 0.7 e 3.7 casi ogni 100 mila abitanti, in verde chiaro quelle con una densità di nuovi contagi inferiore a 0.7 e superiore a 0, in verde scuro le province con 0 nuovi contagi.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Ieri (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 21 giugno) la temperatura dell’epidemia è scesa di 0.3 gradi rispetto al giorno precedente, passando da 4.1 a 3.8 gradi pseudo-Kelvin.

Questa diminuzione si deve soprattutto al calo degli ingressi ospedalieri stimati e dei decessi giornalieri. Si riducono anche i nuovi contagi, ma in misura minore.

La diminuzione settimanale della temperatura è di 2.0 gradi (in linea con quanto registrato sabato).

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.


Riportiamo qui di seguito la temperatura dell’epidemia di sabato 20 giugno.

Per maggiori dettagli si rimanda alla nota tecnica




L’epidemia rialza la testa?

Non lo si può dire con assoluta certezza, perché troppo pochi e scadenti sono i dati della Protezione Civile su cui siamo costretti a basarci.

Però una cosa possiamo dirla: negli ultimi 8-10 giorni ci sono segnali preoccupanti:

  • il numero di morti giornaliero continua a calare, ma a un ritmo lentissimo;
  • i ricoverati in terapia intensiva hanno smesso di scendere;
  • il numero di nuovi casi è in aumento, sia in termini assoluti sia in rapporto al numero di persone testate con i tamponi.

Questo sul piano nazionale.

Se poi, vincendo l’orrore per la qualità dei dati forniti a livello provinciale, ci avventuriamo in una analisi dei dati provinciali sul numero di nuovi contagiati (gli unici disponibili a quel livello territoriale) in base ai dati disponibili il 18 giugno, il quadro diventa ancora più preoccupante.

Ci sono almeno 15 province in cui, in base all’andamento dei nuovi casi, è possibile individuare indizi di ripresa dell’epidemia.

Come si vede non sono tutte in Lombardia, e neppure tutte nel Nord. Fra le province a rischio ve ne sono anche alcune del centro e del sud: Bologna, Arezzo, Rieti, Macerata, Roma.

Accanto a queste 15 province, in cui più chiari sono i segnali di ripresa dell’epidemia, ve ne sono altre in cui i segnali sono meno nitidi, ma comunque la curva epidemica non esibisce un chiaro profilo di convergenza a zero.

In tutto si tratta di 15+7=22 province problematiche (su un totale di 107), che dovrebbero attirare l’attenzione delle autorità sanitarie.

E’ poi il caso di osservare che, se badiamo alla densità di nuovi casi ogni 100 mila abitanti, sono ben 20 le province che hanno un rapporto superiore alla media nazionale di 0,53 casi ogni 100 mila abitanti.