La messinscena delle donne du du du su Barbero e Cuzzocrea in cerca di guai

Idea per una scuola segregazionista: dividere i bambini dalle bambine secondo le ambizioni degli uni e delle altre; non «vuoi studiare matematica o fare la ballerina sulle punte», ma: da grande vuoi essere Alessandro Barbero o Annalisa Cuzzocrea?

Alessandro Barbero è uno storico. Fino a qualche mese fa ne sentivo parlare solo da gente che si sdilinquiva: amiche e amici pazzi di lui, che andavano a correre apposta per ascoltare i suoi podcast, gente che gli voleva produrre documentari serie filmini delle sue feste di compleanno. Barbero era il Baricco di questo secolo. Baricco era più figo, ma questo è un secolo troppo impegnato a indignarsi per arraparsi. Barbero l’ha capito – che ci piace indignarci – e quindi ha iniziato a darci, con scientifica costanza, opinioni che non ci piacessero. Su un po’ tutto, dalla pandemia alle – santo cielo – donne.

Accade che ieri Barbero venga intervistato dalla Stampa sul tema – santo cielo – delle donne. Giacché egli terrà a Torino un ciclo di conferenze su tre – santo cielo – donne. «Donne nella storia: il coraggio di rompere le regole». Né lui né l’intervistatrice dicono «ma vi pare che ancora dobbiamo dire se qualcuno che ha fatto qualcosa è uomo o donna, e se è donna è una notizia un titolo un tema di cicli di conferenze? Ma un progresso non lo facciamo mai? Sempre a dire “ci vorrebbe una donna” invece che “ci vorrebbe qualcuno di capace” siamo? Sempre attaccate alla vagina stiamo?» – d’altra parte la rivoluzione non la fa chi la dovrebbe fare, perché mai dovremmo aspettarci che la facessero le interviste.