Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 7 maggio) la temperatura dell’epidemia, per la prima volta dal 14 aprile, non è scesa nemmeno di una linea (anzi è leggerissimamente aumentata, questione di centesimi di grado).
Siamo dunque ancora sopra i 30 gradi, precisamente a 30.2 gradi pseudo-Kelvin, come il giorno precedente. Questo segnale negativo è la risultante del cattivo andamento dei decessi, sempre su livelli alti, e di segnali di ripresa degli accessi in ospedale, specie in terapia intensiva. Questi segnali negativi sono controbilanciati, fortunatamente, dal buon andamento dei nuovi contagiati ufficiali, che però intercettano solo una minuscola parte dei contagiati totali.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa, in pieno lockdown.

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Nota tecnica

Abbiamo abbandonato lo strumento precedente perché, in una fase di ospedalizzazioni decrescenti come quella in corso da qualche settimana, avrebbe richiesto informazioni che la Protezione Civile non fornisce.

Il nuovo strumento si fonda su 3 tipi di informazioni:

  1. l’andamento dei decessi ufficialmente registrati;
  2. una stima del numero quotidiano di ingressi di pazienti Covid negli ospedali;
  3. l’andamento dei nuovi contagi, corretto per tenere conto del ciclo settimanale e della politica dei tamponi.

Il livello della temperatura è proporzionale al flusso medio giornaliero di nuovi contagi 2-3 settimane fa, epoca cui necessariamente si riferiscono tutti gli indicatori disponibili su base quotidiana.

Una temperatura zero corrisponde a una situazione in cui tutti e tre gli indicatori segnalano un sostanziale arresto dei nuovi contagi: zero nuovi morti, zero nuovi ingressi in ospedale, zero nuovi casi.

Una temperatura pari a 100 corrisponde a un flusso quotidiano di nuovi contagiati intenso come quello registrato nella settimana di picco, collocata fra la fine di marzo e i primi di aprile.

Allo stato attuale dell’informazione, è impossibile stabilire con esattezza a quale temperatura corrisponde 1 grado pseudo-Kelvin. Una stima ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia del 2% e il “numero oscuro” dei casi non rilevati sia un po’ minore di 2:1, suggerisce di interpretare ogni grado in più o in meno come una variazione pari a 1000 nuovi contagiati. Una stima meno ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia dell’1%, suggerisce che 1 grado pseudo-Kelvin corrisponda a 2000 nuovi casi al giorno.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 6 maggio) la temperatura dell’epidemia è pari a 30.2 gradi pseudo-Kelvin, in diminuzione di appena 4 decimi di grado rispetto a quella del giorno precedente.

La battuta di arresto nel raffreddamento dell’epidemia è la risultante di due cambiamenti opposti: da un lato il miglioramento degli indicatori basati sulle ospedalizzazioni e sul numero di nuovi contagiati, dall’altro un netto peggioramento dell’indicatore basato sui decessi, tornati a crescere in modo preoccupante.

Il lieve miglioramento osservato (-0.4 centesimi di grado) è sensibilmente inferiore a quelli dei giorni passati.

Va tuttavia ricordato che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa, in pieno lockdown.

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Nota tecnica

Abbiamo abbandonato lo strumento precedente perché, in una fase di ospedalizzazioni decrescenti come quella in corso da qualche settimana, avrebbe richiesto informazioni che la Protezione Civile non fornisce.

Il nuovo strumento si fonda su 3 tipi di informazioni:

  1. l’andamento dei decessi ufficialmente registrati;
  2. una stima del numero quotidiano di ingressi di pazienti Covid negli ospedali;
  3. l’andamento dei nuovi contagi, corretto per tenere conto del ciclo settimanale e della politica dei tamponi.

Il livello della temperatura è proporzionale al flusso medio giornaliero di nuovi contagi 2-3 settimane fa, epoca cui necessariamente si riferiscono tutti gli indicatori disponibili su base quotidiana.

Una temperatura zero corrisponde a una situazione in cui tutti e tre gli indicatori segnalano un sostanziale arresto dei nuovi contagi: zero nuovi morti, zero nuovi ingressi in ospedale, zero nuovi casi.

Una temperatura pari a 100 corrisponde a un flusso quotidiano di nuovi contagiati intenso come quello registrato nella settimana di picco, collocata fra la fine di marzo e i primi di aprile.

Allo stato attuale dell’informazione, è impossibile stabilire con esattezza a quale temperatura corrisponde 1 grado pseudo-Kelvin. Una stima ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia del 2% e il “numero oscuro” dei casi non rilevati sia un po’ minore di 2:1, suggerisce di interpretare ogni grado in più o in meno come una variazione pari a 1000 nuovi contagiati. Una stima meno ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia dell’1%, suggerisce che 1 grado pseudo-Kelvin corrisponda a 2000 nuovi casi al giorno.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi 4 maggio, primo giorno della Fase 2, la Fondazione Hume riprende a misurare la temperatura dell’epidemia con uno strumento completamente rinnovato: la scala di temperatura assoluta, espressa in gradi pseudo-Kelvin.

A differenza del termometro precedente, che si ispirava alla scala Celsius, il nuovo termometro, che si ispira alla scala Kelvin, possiede uno zero assoluto, corrispondente alla completa assenza di nuovi contagi, e un “tetto” (posto convenzionalmente pari a 100), che corrisponde a un flusso di nuovi contagi pari a quello della settimana di picco (collocata fra la fine di marzo e l’inizio di aprile).

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 3 maggio) la temperatura è 33.9 gradi pseudo-Kelvin, in diminuzione di 1.7 gradi rispetto a quella del giorno precedente. In concreto significa che oggi il termometro segnala un numero di nuovi contagiati altissimo (circa 34 mila), ma comunque un po’ minore di quello di ieri: 1700 nuovi contagiati in meno.

Fatta 100 la strada che dovevamo percorrere dalla settimana di picco fino al raggiungimento della meta di zero-contagi, possiamo dire che siamo a circa 2/3 del percorso.

Il grafico mostra che la discesa verso contagi-zero è molto più lenta dell’ascesa verso il picco e che, una decina di giorni dopo il picco, si è avuto un notevole rallentamento della discesa, seguito da una vera e propria battuta d’arresto.

E’ il caso di sottolineare, tuttavia, che i dati su cui il termometro si basa, pur essendo aggiornatissimi (ultime comunicazioni della Protezione Civile), non possono misurare la velocità dei contagi in questo momento, ma solo quello che accadeva 2-3 settimane fa: variabili come i decessi, le ospedalizzazioni, i nuovi casi positivi registrati si riferiscono necessariamente ad eventi precedenti.

Il termometro permette di individuare tendenze, ma non può garantire che le tendenze individuate siano proseguite inalterate nelle ultime settimane.

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Nota tecnica

Abbiamo abbandonato lo strumento precedente perché, in una fase di ospedalizzazioni decrescenti come quella in corso da qualche settimana, avrebbe richiesto informazioni che la Protezione Civile non fornisce.

Il nuovo strumento si fonda su 3 tipi di informazioni:

  1. l’andamento dei decessi ufficialmente registrati;
  2. una stima del numero quotidiano di ingressi di pazienti Covid negli ospedali;
  3. l’andamento dei nuovi contagi, corretto per tenere conto del ciclo settimanale e della politica dei tamponi.

Il livello della temperatura è proporzionale al flusso medio giornaliero di nuovi contagi 2-3 settimane fa, epoca cui necessariamente si riferiscono tutti gli indicatori disponibili su base quotidiana.

Una temperatura zero corrisponde a una situazione in cui tutti e tre gli indicatori segnalano un sostanziale arresto dei nuovi contagi: zero nuovi morti, zero nuovi ingressi in ospedale, zero nuovi casi.

Una temperatura pari a 100 corrisponde a un flusso quotidiano di nuovi contagiati intenso come quello registrato nella settimana di picco, collocata fra la fine di marzo e i primi di aprile.

Allo stato attuale dell’informazione, è impossibile stabilire con esattezza a quale temperatura corrisponde 1 grado pseudo-Kelvin. Una stima ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia del 2% e il “numero oscuro” dei casi non rilevati sia un po’ minore di 2:1, suggerisce di interpretare ogni grado in più o in meno come una variazione pari a nuovi 1000 contagiati. Una stima meno ottimistica, che assume che il tasso di letalità sia dell’1%, suggerisce che 1 grado pseudo-Kelvin corrisponda a 2000 nuovi casi al giorno.




Tamponi. L’Italia ne fa di più degli altri paesi?

La Fondazione Hume pubblica oggi (16 aprile) sul suo sito un confronto internazionale sulla capacità rispettiva di fare tamponi dei principali paesi avanzati.

Il risultato è il seguente:

Come si vede, su 23 paesi solo 4 (fra i quali Francia e Regno Unito) hanno fatto meno tamponi dell’Italia. La Spagna è di poco superiore a noi, negli Stati Uniti la capacità risulta quasi doppia che in Italia, in Germania è 3 volte e mezzo.
Va detto comunque, per completezza e dovere di verità, che i paesi diversi dall’Italia hanno quasi tutti beneficiato, causa il ritardo con cui l’epidemia si è manifestata, della clamorosa marcia indietro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che dopo aver a lungo predicato di fare pochi tamponi, il 16 marzo ha repentinamente cambiato idea, e cominciato a predicare di farne il più possibile.
Forse la vera colpa dell’Italia è stata di attenersi alle indicazioni dell’OMS, anziché alle voci di tanti suoi scienziati.

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Nota esplicativa

Secondo il governo l’Italia è il paese del G20 che fa più tamponi per abitante. E’ vero.
Anzi era vero quando, in risposta alle 7 domande del “Messaggero”, il governo rilevava (giustamente) il primato dell’Italia in materia di tamponi.
Ora non è più vero, perché oggi 16 aprile la Germania ha sorpassato l’Italia, con 20.6 tamponi per 1.000 abitanti, contro i nostri 19.5. E questo nonostante l’epidemia, in Germania, sia partita con più di 3 settimane di ritardo rispetto all’Italia.

La scelta dei paesi del G20 come termine di paragone solleva due problemi:
a) nella maggior parte dei paesi del G20 l’epidemia non ha ancora raggiunto neppure la soglia di 10 decessi per milione di abitanti (i    paesi del G20 significativamente interessati dall’epidemia sono solo 4, oltre all’Italia).
b) il confronto appropriato non è fra numero di tamponi per abitante adesso, ma in momenti comparabili dell’epidemia (ad esempio dopo 10 giorni, dopo 2 settimane, dopo un mese, ecc.).

Un modo di risolvere questi due problemi è il seguente:
a) considerare tutte le società avanzate (Oecd o Unione Europea) per cui esistono dati sui tamponi, e nelle quali si sia superata la soglia di allerta dei 10 morti per milione di abitanti;
b) confrontare il numero di tamponi di un paese con quello dell’Italia nel medesimo stadio dell’epidemia.
Il risultato è il grafico riportato sopra.




Coronavirus, come stanno andando le cose

(bollettino di mercoledì 15 aprile, ore 20.00)

A partire da lunedì 30 marzo 2020 la Fondazione David Hume rende pubblico quotidianamente (alle ore 20.30) un nuovo indice sintetico utile per capire come sta procedendo l’epidemia di Coronavirus (per maggiori dettagli vedi oltre).

Risultati
Oggi (mercoledì 15 aprile), la temperatura è tornata a scendere, anche se in misura quasi impercettibile (ieri era appena sotto 37.7, oggi è appena sopra 37.6).

Alla base di questo lieve miglioramento rispetto a ieri non vi è l’andamento dei decessi, sostanzialmente invariati da 10 giorni intorno alle 600 unità (oggi 578, ieri 602), ma quello dei ricoveri ospedalieri, soprattutto ordinari: la diminuzione di oggi (-368) è la più marcata dall’inizio dell’epidemia.
La riduzione settimanale della temperatura (da mercoledì a mercoledì) è di poco più di una linea, mai così modesta da quando è iniziata la nostra rilevazione.

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APPENDICE. Il progetto “Temperatura Italia”

A partire da lunedì 30 marzo 2020 la Fondazione David Hume pubblica su questo sito, entro le ore 21, un nuovo indice sintetico che misura la velocità di espansione dell’epidemia. L’indice si basa sui dati comunicati poche ore prima dalla Protezione Civile, ma li rielabora per renderli più stabili e più agevolmente interpretabili.

 Perché abbiamo pensato a un nuovo indice

 L’idea di costruire un indice quotidiano è nata dalla nostra profonda insoddisfazione sia per la natura dei dati della Protezione Civile, sia per il modo in cui essi vengono quotidianamente comunicati e commentati.

A nostro avviso i principali difetti dei dati sono due:

  1. la variazione giornaliera del numero di positivi al test è scarsamente informativa (e spesso fuorviante), perché pesantemente influenzata dal numero di tamponi;
  2. tutte le variazioni giornaliere (non solo quella del numero di positivi) risentono gravemente dei ritardi nella trasmissione e registrazione dei dati.

In sostanza: non è possibile capire se le variazioni osservate riflettono la realtà o le politiche e le procedure messe in atto (quanti tamponi fare, quando trasmettere i dati).

L’indice sintetico di “temperatura” della Fondazione Hume, che misura la temperatura del paziente Italia (ossia l’avanzata dell’epidemia), è costruito per minimizzare l’impatto di questi difetti.

A questo scopo l’indice di temperatura utilizza esclusivamente le tre serie più affidabili e informative (ricoverati con sintomi, ricoverati in terapia intensiva, deceduti) e calcola il tasso di crescita in modo poco sensibile alle fluttuazioni nel processo di trasmissione dei dati.

Come si legge l’indice

L’indice ha una interpretazione estremamente semplice e intuitiva, essendo costruito come un comune termometro che misura la febbre (del malato Italia, nel nostro caso), su una scala da 37 a 42 gradi. Una temperatura di 42° indica che l’epidemia sta galoppando a una velocità assai alta (15% al giorno), come di solito accade solo nelle fasi iniziali di un’epidemia. Una temperatura di 37° gradi indica che l’epidemia è sostanzialmente sopita, perché la velocità di crescita è prossima a zero.

La velocità tendenziale viene ricalcolata ogni giorno, tenendo conto dell’andamento delle ospedalizzazioni e dei decessi degli ultimi tre giorni.