Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 14 gennaio) la temperatura dell’epidemia è rimasta sostanzialmente invariata (il calo è stato quasi impercettibile, pari a 0.4 gradi). Il termometro di oggi segna 123.0 gradi pseudo-Kelvin.

La stazionarietà della temperatura dipende da due tendenze opposte: il calo dei nuovi contagi e degli ingressi ospedalieri stimati è stato controbilanciato dall’aumento dei decessi (nell’ultima settimana si sono registrati 3.5 mila decessi rispetto ai 3.1 mila della settimana precedente).

La variazione settimanale della temperatura è pari a +4.7 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Il rispetto per i morti

Oggi (14 gennaio) mi è successa una cosa sconcertante. Ero stato invitato a un programma televisivo (L’aria che tira), e ho avuto occasione di discutere con una esponente del Pd (l’on. Debora Serracchiani).

Ho fatto presente che, nel dibattito sul manipolo di “responsabili” che dovrebbero salvare il governo, mancava del tutto l’elemento cruciale, e cioè il fatto che la gestione dell’epidemia era stata disastrosa, e che gli errori commessi ci erano costati non solo decine di miliardi di Pil ma anche decine di migliaia di morti.

Per tutta risposta mi è stato detto che “ricordare i morti è una caduta di stile, che potevamo evitarci”. Per poi aggiungere, come se fosse una risposta pertinente, che con il governo precedente le cose sarebbero andate ancora peggio.

Ma come?

Io faccio presente che una parte delle morti per Covid erano evitabili, lo faccio sulla base di studi e ricerche (non solo mie), e lei – che ha responsabilità politiche – anziché chiedermi quali errori siano stati fatti, e che cosa si può fare oggi per non ripeterli in futuro, non trova di meglio che parlare di “caduta di stile”? E, per difendere questo governo, non trova di meglio che affermare che un altro governo avrebbe fatto peggio?

Dunque siamo autorizzati (forse) a parlare dei punti di Pil che sono stati inutilmente bruciati, ma delle vite umane sacrificate dalla lentezza e dalla superficialità della politica è proibito parlare.

Non ci potevo credere. Poi ho capito. Per certi politici (non tutti, spero) rispetto significa non porre mai le due domande cruciali: potevano essere di meno? come possiamo fare per evitare altre morti non necessarie?

O meglio: porle pure, quelle domande, quando la responsabilità non è in capo alla politica, o è in capo alla parte politica avversa, ma evitarle accuratamente quando è la propria parte politica che deve rispondere del proprio operato.

E invece no. Noi studiosi dobbiamo dirlo alto e chiaro: rispettare i morti, per le persone libere, significa non avere paura di capire come sono andate le cose, e fare tutto il possibile perché certe tragedie non si ripetano.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Anche oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 13 gennaio) la temperatura dell’epidemia è diminuita, passando da 126.8 a 123.4 gradi pseudo-Kelvin (-3.4).

 

Questo risultato è dovuto al miglioramento della curva dei contagi e dei decessi. La diminuzione più consistente è stata registrata dai nuovi contagi (nell’ultima settimana si sono registrati 117 mila nuovi casi rispetto ai 118 mila della settimana precedente). Sono rimasti stabili gli ingressi ospedalieri stimati.

La variazione settimanale della temperatura è pari a +1.3 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 12 gennaio) la temperatura dell’epidemia è leggermente diminuita, passando da 127.9 a 126.8 gradi pseudo-Kelvin (-1.1).

Questo miglioramento è il risultato del calo dei nuovi contagi e della leggera diminuzione dei decessi. Sono invece rimasti sostanzialmente stabili gli ingressi ospedalieri stimati.

La variazione settimanale della temperatura continua ad essere positiva ed è pari a +6.9 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Indice DQP: per l’immunità di gregge dobbiamo aspettare ottobre 2023

Le autorità politiche e sanitarie, in particolare il ministro Roberto Speranza e la sottosegretaria Sandra Zampa, hanno ripetutamente dichiarato che la campagna di vaccinazione serve a raggiungere la cosiddetta immunità di gregge:

5 dicembre: “Il nostro obiettivo è l’immunità di gregge grazie al vaccino” (Roberto Speranza).

17 dicembre: “Immunità di gregge a settembre-ottobre prossimi (Sandra Zampa).

28 dicembre: “Oggi il ministro Speranza ha precisato che entro marzo raggiungeremo la quota di 13 milioni di italiani vaccinati contro Covid-19, e quindi in estate potremo già essere molto avanti nel perseguimento dell’obiettivo immunità di gregge data dal 70%” (Sandra Zampa).

9 gennaio 2021: “Per arrivare all’immunità di gregge dobbiamo vaccinare l’80% di 60 milioni di italiani” (Sandra Zampa).

Per “immunità di gregge” si intende una situazione nella quale ci sono abbastanza persone vaccinate (e non in grado di trasmettere il virus) da portare la velocità di trasmissione del virus (Rt) al di sotto di 1, con conseguente progressiva estinzione dell’epidemia.

Ma quante settimane occorreranno per vaccinare un numero di italiani sufficiente a raggiungere l’immunità di gregge?

A rispondere a questa domanda provvede l’indice DQP (acronimo di: Di Questo Passo), che stima il numero di settimane che sarebbero ancora necessarie se – in futuro– le vaccinazioni dovessero procedere “di questo passo”.

All’inizio della seconda settimana del 2021 (lunedì mattina, 11 gennaio) il valore di DQP è pari a 143 settimane, il che corrisponde al raggiungimento dell’immunità di gregge non prima del mese di ottobre del 2023.

Va precisato, comunque, che la nostra stima è basata sulle ipotesi più ottimistiche che si possono formulare, e quindi va interpretata come il numero minimo di settimane necessarie.

Più esattamente l’interpretazione dell’indice è la seguente:

DQP = numero di settimane necessario per raggiungere almeno il 70% degli italiani con almeno 1 vaccinazione.


Nota tecnica

A partire dalla prima settimana completa dell’anno (da lunedì 4 a domenica 10 gennaio) la Fondazione Hume calcola settimanalmente il valore dell’indice DQP (acronimo per: Di Questo Passo).

L’indice si propone di fornire, ogni lunedì, un’idea vivida della velocità con cui procede la vaccinazione, indicando l’anno e il mese in cui si potrà raggiungere l’immunità di gregge procedendo “di questo passo”.

Il calcolo dell’indice si basa su 4 parametri:

  1. una stima del numero di italiani vaccinati necessario per garantire l’immunità di gregge;
  2. quante vaccinazioni sono state effettuate nell’ultima settimana (da lunedì a domenica);
  3. quante vaccinazioni erano state effettuate dall’inizio della campagna (1° gennaio 2021) fino alla settimana anteriore a quella su cui si effettua il calcolo;
  4. che tipo di vaccini verranno presumibilmente usati (a 2 dosi o a dose singola).

Nella versione attuale l’indice si basa sulle ipotesi più ottimistiche possibili sul funzionamento del vaccino e sull’andamento della campagna vaccinale. Più precisamente:

  • i vaccini somministrati non solo proteggono i vaccinati dall’insorgenza della malattia, ma impediscono la trasmissione dell’infezione ad altri (immunità sterile);
  • l’obiettivo è vaccinare il 70% della popolazione (anziché l’80 o il 90%, come potrebbe risultare necessario);
  • sul mercato vengono introdotti vaccini per tutte le fasce d’età, compresi gli under 16 (i vaccini attuali sono testati solo su specifiche fasce d’età);
  • ci si accontenta di vaccinare ogni italiano una sola volta, trascurando il fatto che, ove la campagna di vaccinazione dovesse prolungarsi per oltre un anno, bisognerebbe procedere a un numero crescente di rivaccinazioni.