Perché Conte è incapace di riconoscere i suoi errori?

Ho sempre pensato, negli ultimi mesi, che il premier fosse stato insincero quando, in tante occasioni, ha ripetuto “rifarei tutto”, o ribadito l’esemplarità della condotta del suo governo nella gestione dell’epidemia. Quelle parole iterate fino alla noia, “siamo un modello”, “tutti ci ammirano”, “ora siamo preparati”, le interpretavo come un disturbo della personalità. Nella mia vita, infatti, mi è capitato più di una volta di incontrare persone del tutto incapaci di ammettere di aver commesso un errore, persone che, anche di fronte all’evidenza, negano ogni responsabilità. E quindi mi dicevo: si vede che il premier, a differenza di altri (rari) politici, non è capace di riconoscere uno sbaglio.

Ora capisco che a sbagliarmi ero io. Ora so che il premier era sincero: quando diceva “non abbiamo sbagliato nulla”, lui ci credeva davvero.

Che cosa mi ha convinto della sua sincerità?

E’ molto semplice: il fatto che oggi, di fronte alla seconda ondata, ripeta esattamente l’errore commesso nella prima. Come se non avesse compreso che era un errore, e quindi – in perfetta buona fede – si sentisse autorizzato a “rifare tutto” come a febbraio-marzo.

Quale sia questo errore lo sa qualsiasi studioso che abbia un minimo di familiarità con la matematica di un’epidemia. L’errore consiste nel credere che si debbano varare le misure più severe solo quando si è in prossimità del collasso del sistema sanitario, anziché molto prima. E’ l’errore che si fece ai primi di marzo, quando al grido “Milano non si ferma” non si chiusero tempestivamente Nembro e Alzano, e si aspettò l’inizio della primavera per varare il vero lockdown, quello con il blocco degli spostamenti fra comuni. Ed è l’errore che si è ripetuto oggi, cincischiando in attesa che la curva epidemica desse segnali così drammatici da convincere tutti dell’inevitabilità e giustezza del lockdown.

E’ un errore marchiano, perché più passa il tempo più alta è la curva epidemica, e più alta è la curva epidemica più lungo e severo è il lockdown necessario per riprendere il controllo.

Giusto per dare un’idea delle grandezze in gioco: al ritmo attuale, che è prossimo a un tasso di raddoppio settimanale, ritardare di 3-4 settimane l’intervento significa dover spegnere un’onda circa 10 volte più alta. Eppure sono almeno 15-20 giorni che persino i politici si sono resi conto che l’epidemia stava andando fuori controllo. Perché hanno temporeggiato così a lungo? Evidentemente perché davvero pensavano che aspettare per vedere come evolve la curva fosse la strada giusta, anziché un errore da matita blu (resta la domanda: ma nessuno nel Comitato Tecnico Scientifico glielo ha spiegato?).

Dunque si va verso un lockdown più o meno generalizzato, ma certamente molto più lungo di quello che avremmo avuto se si fosse intervenuti non dico quando lo dicevano gli studiosi indipendenti (già a luglio-agosto), ma almeno quando, a metà ottobre, qualcosa (quota 10 mila contagi al giorno?) aveva improvvisamente messo la politica davanti alla realtà. E dire che, se fossimo intervenuti allora, la curva già in questi giorni darebbe i primi segnali di rallentamento, e noi saremmo tutti meno angosciati.

Resta la domanda: perché la politica ci è ricascata, come a febbraio?

Io penso che la ragione ultima stia nella capacità, peculiarmente umana ma iper-sviluppata fra i politici, di usare l’autoinganno per ricavare sicurezza, conforto, autostima, gratificazione (meccanismo scoperto e descritto da Leon Festinger fin dal 1957). Nel caso della gestione del Covid il meccanismo di autorassicurazione (tecnicamente: riduzione della dissonanza cognitiva) è scattato con una potenza senza precedenti, aiutato dalla scomparsa – sulla scena pubblica – di ogni distinzione fra mere opinioni e conoscenze scientifiche fondate sulla ricerca. Nella babele di voci dissonanti, che descrivevano il corso dell’epidemia in modi opposti e inconciliabili, è stato un gioco da ragazzi per i nostri governanti selezionare le interpretazioni più auto-rassicuranti: “il virus è clinicamente morto”, “siamo diventati molto più bravi a curare i malati”, “i morti sono pochissimi”, “la nostra situazione è migliore di quella di tanti altri paesi”, “siamo un modello per il mondo”, la nostra gestione dell’epidemia “entrerà nei libri di storia” (sì, ho sentito anche questa).

E’ accaduto così che non capissero che l’epidemia si era risvegliata già a metà giugno, che ignorassero i successi delle democrazie asiatiche e dell’emisfero australe (Giappone, Corea del sud, Australia, Nuova Zelanda), che non si rendessero conto che Francia, Spagna e Regno Unito erano semplicemente qualche settimana avanti a noi nella ripresa dell’epidemia (verosimilmente perché le loro scuole sono state riaperte un mese prima delle nostre).

E’ il guaio dell’autoinganno in politica: finché si limita a farti raccontare delle favole, poco male, ma se ti induce a prendere decisioni sbagliate alla fine può ritorcersi contro di te.

Pubblicato su Il Messaggero del 3 novembre 2020




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Anche oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 2 novembre) la temperatura dell’epidemia è salita, ma ad un ritmo leggermente più contenuto rispetto ai giorni scorsi. Il termometro segna 156.2 gradi pseudo-Kelvin ed è in aumento di 4.7 gradi.

Il maggior contributo all’aumento della temperatura è dato, anche oggi, dalla crescita dei nuovi contagi (+188 mila nell’ultima settimana; il tasso di positività è pari al 16.4%, un valore simile a quello registrato a fine marzo). Pesa, anche se in misura leggermente minore rispetto a ieri, il cattivo andamento degli ingressi ospedalieri stimati e dei decessi.

L’aumento settimanale della temperatura è pari a +58.2 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Negli ultimi due giorni (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 1° novembre) la temperatura dell’epidemia è salita fino a raggiungere 151.5 gradi pseudo-Kelvin (dai 134.1 gradi di venerdì 30 ottobre).

L’aumento dei nuovi casi continua ad essere il fattore principale alla base del peggioramento (+183 mila nuovi contagi nell’ultima settimana; il tasso di positività è pari al 16.3%, un valore simile a quello registrato a fine marzo). L’aumento della temperatura dipende però anche dagli ingressi ospedalieri stimati (in costante crescita da inizio ottobre) e, in misura più lieve, dal cattivo andamento dei decessi (+1.488 nell’ultima settimana).

L’aumento settimanale della temperatura è pari a +60.4 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Nuovo forte aumento della temperatura. Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 30 ottobre) il termometro segna 134.1 gradi pseudo-Kelvin ed è in crescita di ben 9.6 gradi.

Anche oggi il peggioramento è dovuto principalmente all’andamento dei nuovi casi, che continuano a crescere in modo significativo (+160 mila nell’ultima settimana; il tasso di positività è pari al 14.4%, un valore simile a quello registrato a fine marzo). Continua però a pesare l’aumento degli ingressi ospedalieri stimati (soprattutto ordinari) e dei decessi (+1.262 nell’ultima settimana).

L’aumento settimanale della temperatura è pari a +57.9 gradi, una delle variazioni più alte da inizio.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Anche oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 29 ottobre) la temperatura dell’epidemia è salita di circa 8 gradi, passando da 115.7 a 124.5 gradi pseudo-Kelvin.

Questo peggioramento è il risultato della stessa dinamica registrata ieri. Il balzo dei nuovi contagi è il fattore principale alla base dell’aumento della temperatura. Pesa però anche la crescita degli ingressi ospedalieri stimati, soprattutto ordinari (le persone ricoverate sono circa 17.000 come all’inizio di maggio). Anche se in misura più lieve, il peggioramento è in parte dovuto alla crescita dei decessi (+1.154 nell’ultima settimana).

L’aumento settimanale della temperatura è pari a +55.5 gradi, una delle variazioni più alte da inizio.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.