Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Dopo gli incrementi degli ultimi giorni, la temperatura dell’epidemia (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 14 agosto) è rimasta invariata a 2.4 gradi pseudo-Kelvin.

Questo risultato si deve a due tendenze opposte: l’aumento dei nuovi contagi (in crescita da più di una settimana) è stato controbilanciato dalla diminuzione degli ingressi ospedalieri stimati. Continuano a rimanere stabili i nuovi decessi.

La variazione settimanale della temperatura è pari a +0.5 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

La temperatura di oggi (14 agosto) potrebbe essere oggetto di revisioni: la Regione Piemonte ha comunicato che a causa di un guasto tecnico della rete dei sistemi informativi regionali, i nuovi casi positivi di oggi potrebbero essere sottostimati

Per maggiori dettagli si rimanda alla nota tecnica




La grande ipocrisia

“Mi preoccupa il senso di onnipotenza dei giovani”. Così, in un’intervista al “Corriere della Sera”, ha dichiarato Agostino Miozzo, medico e coordinatore del Comitato tecnico Scientifico.

Non discuto certo la fondatezza delle sue preoccupazioni, semmai trovo un po’ tardiva questa uscita (come Fondazione Hume abbiamo segnalato la svolta dei dati del contagio fin dal 18 giugno, quasi 2 mesi fa). Quel che mi stupisce, invece, è questa improvvisa concentrazione delle critiche sui giovani, come se il probabile arrivo di una seconda ondata potesse essere attributo alla irresponsabilità dei giovani stessi.

Questo è estremamente ipocrita. I giovani sarebbero plausibilmente criticabili se le autorità avessero enunciato regole chiare e coerenti, non le avessero cambiate continuamente, e soprattutto non avessero quasi del tutto rinunciato a farle rispettare nei luoghi che contano. Come è possibile che nei teatri, nei musei, nei treni ad alta velocità si debba rispettare il distanziamento, e sui treni normali e nelle discoteche ci si possa assembrare senza che nessuno intervenga? Come è possibile che appiccicarsi uno all’altro sugli aerei non desti alcuna preoccupazione nelle autorità, mentre appiccicarsi in discoteca sì? Che senso ha vietare gli assembramenti, se poi li si tollera ovunque, per strada come in spiaggia?

In realtà una spiegazione esiste. Le autorità avevano paura di fermare l’economia, e quindi hanno permesso che ci contagiassimo a vicenda. Sapevano che così l’epidemia avrebbe rialzato la testa, ma hanno preferito chiudere un occhio, per non rovinarci le vacanze (e non perdere consenso). Ora che il carnevale sta finendo, minacciano di proclamare la Quaresima (nuovi lockdown), e hanno pure il becco di dare la colpa a noi, che non avremmo mostrato sufficiente senso di responsabilità. Poi, quando la seconda ondata si farà minacciosa, ci diranno che loro l’avevano detto, che noi non siamo stati abbastanza attenti, e ora ci becchiamo quel che con i nostri comportamenti avventati ci siamo meritati.

Ma è troppo comodo fingere di non sapere come funziona la catena comunicativa. Se le autorità enunciano regole incoerenti, il pubblico si attiene alla regola meno severa (il non-distanziamento sui mezzi pubblici). Se poi enunciano regole anti-assembramento, ma non muovono un dito quando le regole vengono patentemente infrante, il pubblico capisce che la regola è finta, e quindi non in vigore. Qualcuno può stupirsi che i giovani, che già di per sé hanno una propensione al rischio (e al divertimento) più alta degli adulti, se ne infischino di regole che gli adulti non fanno lo sforzo di far rispettare?

C’è qualcosa che non torna, come ha fatto notare pochi giorni fa in tv la giornalista Marianna Aprile con un ragionamento folgorante (cito a memoria): perché ci scandalizziamo per gli assembramenti in discoteca e per quelli sui mezzi pubblici no?  Qual è la ratio? Forse è perché in discoteca ci si diverte, e ad andare al lavoro no?

La realtà, temo, è che il governo ha fatto, sulla nostra pelle, una scommessa rischiosa: lasciare che la macchina dell’economia e quella delle vacanze ripartissero senza eccessivi ostacoli, sperando che alla fine, quando a settembre torneremo a scuola e al lavoro, il disastro sanitario sia ancora contenibile.

E’ ben fondata questa speranza?

Sinceramente non lo so. Ci sono dati che inducono a un certo ottimismo, e altri che decisamente preoccupano.

Il dato più confortante è che il numero di soggetti positivi (e quindi potenzialmente contagiosi) per milione di abitanti è molto basso, anche se non così basso come ci è stato raccontato nei giorni scorsi con le cartine che mostrano un’Italia isola felice, accerchiata da paesi che hanno più casi di noi. Se anziché fidarsi del numero di casi diagnosticati (che dipende pesantemente dal numero di tamponi), si fa una stima del numero effettivo di casi contagiosi di ogni paese, si vede immediatamente che la situazione non è esattamente di accerchiamento (vedi mappa): stanno peggio di noi il Regno Unito, i paesi a ovest (Francia e Spagna) e i paesi balcanici, ma stanno meglio di noi quasi tutti i paesi a Nord dell’Italia: Germania, Austria, Svizzera, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Olanda, Repubbliche baltiche, Norvegia, Finlandia, Islanda.

Impossibile dare una stima accurata del numero di persone contagiose in Italia, ma quel che si può dire è che nel momento peggiore dell’epidemia (fine marzo) il numero di persone contagiose era almeno 100 volte superiore a quello di oggi. Questo dato, in sé positivo, ha però anche una faccia negativa: il fatto che, in questo momento, la base dei contagiosi sia dell’ordine di poche decine di migliaia di persone, rende temporaneamente non percepibili le conseguenze catastrofiche del mancato rispetto delle regole. Se la “base” fosse 100, o anche solo 10 volte superiore, le corsie degli ospedali sarebbero già sotto stress.

A proposito di ospedali, l’andamento dei ricoveri ci fornisce il dato più preoccupante. Nelle ultime due settimane si è completamente interrotto il trend di diminuzione dei ricoveri per Covid, che hanno ripreso a salire sia nella componente ordinaria (+10% dal 1° agosto) sia in quella delle terapie intensive (+30% nell’ultima settimana).

E non è tutto. Preoccupante è anche l’andamento dei tamponi, che ormai da più di un mese fluttuano intorno ai minimi. Come preoccupante è l’andamento del rapporto fra nuovi casi diagnosticati e numero di persone testate, più che raddoppiato dai primi di luglio a oggi.

Ma il dato forse più meritevole di attenzione è l’andamento del numero totale di soggetti positivi. Questo dato aveva toccato il massimo alla fine di aprile, ma da allora era sempre sceso, fine un paio di settimane fa, quando ha ricominciato a salire. Ora, nonostante le guarigioni e i decessi, il numero totale di diagnosticati positivi è in aumento, e sfiora le 14 mila unità. Se si considera che, in Italia, il moltiplicatore che fa passare dai casi ufficiali a quelli effettivi è vicino a 6, è immediato concludere che il numero di persone positive (fortunatamente non tutte contagiose) è probabilmente non lontano da 100 mila.

Ecco perché l’allarme del Comitato tecnico-scientifico è pienamente giustificato. Resta solo la domanda: perché avete aspettato tanto a prendere atto di una realtà che era già chiara un mese fa?

Pubblicato su Il Messaggero del 14 agosto 2020

Nota tecnica

La stima del numero di contagiosi si basa sul numero di nuovi contagi e di nuovi decessi avvenuti nelle ultime tre settimane rapportato alla popolazione del paese.
I dati utilizzati provengono dal database dalla Johns Hopkins University aggiornati al 12 agosto.




La curva dei contagi: l’Italia e gli altri paesi

Da almeno una settimana il termometro dell’epidemia mostra una leggera tendenza all’aumento dovuta soprattutto all’incremento dei nuovi casi diagnosticati. Ciò che preoccupa è che la crescita dei nuovi contagi si è verificata nonostante si siano effettuati meno tamponi (l’andamento dei tamponi settimanali è in calo dai primi giorni di agosto).
L’incremento dei nuovi casi registrato in Italia (fra il 6 – 12 agosto rispetto al 30 luglio – 5 agosto) è comunque contenuto (+1.5 per 100 mila abitanti) se lo si raffronta con quello osservato in altri paesi come la Francia (+12.1), i Paesi Bassi (+8.7) o la Macedonia (+6.8). Ma i numeri in progressivo rialzo non sono confortanti.

Per capire come l’epidemia sta avanzando in Italia e in altri 49 paesi avanzati o relativamente avanzati possiamo considerare, come nei precedenti contributi, l’andamento dei nuovi casi settimanali per abitante in base alle informazioni disponibili il 12 agosto.

Dei 50 paesi considerati, 7 (Spagna, Albania, Moldova, Belgio, Paesi Bassi, Ucraina e Francia) presentano numeri in progressivo aumento con incrementi superiori al valore mediano (calcolato sull’insieme dei paesi esaminati).
Colpisce soprattutto la situazione della Spagna che in poco meno di un mese è passata da 14 a circa 50 nuovi casi per 100 mila abitanti, anche se negli ultimi giorni la diffusione del contagio sembra aver leggermente rallentato.

In altri 6 paesi (Romania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Repubblica Ceca, Brasile e Macedonia) la tendenza dell’ultimo periodo è quella dell’aumento, ma da almeno sette giorni si registra una sostanziale stabilità degli incrementi settimanali.

Una più leggera tendenza all’aumento si osserva in altri 10 paesi. In questo gruppo troviamo la Grecia, passata in poco più di due settimane da 2 a 11.5 nuovi casi per 100 mila abitanti, e la Germania con 8.1 nuovi positivi (al 12 agosto) contro i 3 di metà luglio.

Da segnalare sono anche Croazia, Svezia e Israele. Qui la curva epidemica, dopo una prima fase di rallentamento, ha ripreso a puntare leggermente verso l’alto.

Il trend appare invece stabile in Austria, Canada, Slovenia e Turchia.

Sono invece 12 i paesi in cui si registrano segnali di miglioramento. Qui troviamo non solo Bulgaria e Serbia, due paesi sotto osservazione per il balzo dei contagi registrato nelle ultime settimane, ma anche Stati Uniti e Portogallo.

A questi 12 se ne aggiungono altri 8 in cui il numero di nuovi casi settimanali per abitante risulta relativamente contenuto. L’Italia continua a far parte di questo gruppo.

Nota tecnica

I dati utilizzati nell’analisi provengono dal database dalla Johns Hopkins University aggiornati al 12 agosto.

I dati della Spagna devono essere interpretati cautela perché presentano interruzioni di serie: i primi giorni di giugno le autorità spagnole hanno sospeso l’aggiornamento delle serie per effettuare un ricalcolo della mortalità. In più, nel mese di luglio, il numero dei nuovi contagi non è stato aggiornato quotidianamente.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

La temperatura dell’epidemia è nuovamente salita confermando una tendenza all’aumento che perdura ormai da più di una settimana. Il termometro di oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 13 agosto) è passato da 2.3 a 2.4 gradi pseudo-Kelvin ed è in aumento di 0.1 gradi.

Alla base di questo peggioramento vi è, come ieri, l’aumento dei nuovi contagi a cui si aggiunge la lieve crescita degli ingressi ospedalieri stimati. I decessi, invece, continuano a rimanere stabili.

La variazione settimanale della temperatura è pari a +0.7 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla nota tecnica




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Anche oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 12 agosto) la temperatura dell’epidemia è salita anche se in misura modesta (l’incremento è stato inferiore al decimo di grado), passando da 2.2 a 2.3 gradi pseudo-Kelvin.

Come ieri questo risultato si deve all’andamento dei nuovi contagi che da ben otto giorni registrano un aumento. Sono invece diminuiti gli ingressi ospedalieri stimati, mentre sono rimasti stabili i decessi.

La variazione settimanale della temperatura è pari a +0.5 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla nota tecnica