Il partito del Pil

A che punto è il cosiddetto partito del Pil, ovvero l’Italia che non si è rassegnata al declino, e vorrebbe tornare alla crescita?

Il tema è stato sollevato con la consueta lucidità da Angelo Panebianco in un articolo sul Corriere della Sera di qualche giorno fa. Di fronte alla disastrosa gestione del caso dell’Ilva, ma soprattutto al perdurare di politiche assistenziali (quota 100 e reddito di cittadinanza) in entrambi i governi Conte, Panebianco suggerisce che ben poco sia cambiato nel passaggio dall’esecutivo giallo-verde a quello giallo-rosso, salvo il fatto che, ora, le deboli e timide istanze pro-crescita della società italiana anziché essere rappresentate dalla Lega vengono rappresentate da una parte del Pd (e, aggiungo io, da Italia Viva, il nuovo partito di Mattero Renzi). E lascia aperta la domanda cruciale: il partito del Pil è minoranza nel paese, o è semplicemente privo di un’adeguata espressione politica?

La mia impressione, ma potrebbe essere un’illusione dettata dallo sconforto, è che fra la gente, e non solo al Nord, il partito del Pil sia molto più forte di quanto suggerisca il balbettio delle forze politiche che, più o meno maldestramente, provano a interpretarne qualche istanza. E che ci siano ragioni ben precise per cui il partito del Pil non riesce a trovare un’espressione di governo adeguata.

La prima ragione è ovvia e strettamente politica: i Cinque Stelle, che sono l’espressione più pura del partito della decrescita, hanno la maggioranza relativa in parlamento, e quindi qualsiasi governo che li includa non può non avere un orientamento prevalentemente assistenziale. Ma ci sono anche altre due ragioni che, a mio parere, soffocano sul nascere la formazione di uno schieramento pro-crescita. Una a che fare con l’economia, l’altra con l’ideologia.

Sul versante dell’economia, è difficile non notare che sia la Lega sia il Pd hanno essi stessi una componente assistenziale molto forte. La Lega l’ha palesata clamorosamente anteponendo quota 100 alla riduzione delle tasse, il Pd la palesa ogniqualvolta (quasi sempre) antepone gli incrementi di spesa alle riduzioni delle tasse sui produttori, o preferisce migliorare le retribuzioni di chi ha già un lavoro piuttosto che rendere possibile la nascita di nuovi posti di lavoro. A questa debolezza dei timidi rappresentanti del partito del Pil si aggiunge un ulteriore handicap: né la Lega né il Pd ci hanno ancora spiegato se l’alleggerimento della pressione fiscale, che entrambi dicono di perseguire, intendono attuarlo facendo nuovo debito pubblico oppure no (al riguardo, la mia sensazione è che la Lega pensi di ridurre le tasse con un condono e portando il deficit vicino al 3%, e che il Pd semplicemente non abbia alcuna seria intenzione di ridurle davvero, le tasse).

Ma supponiamo, per un attimo, che fra Pd e Lega non vi siano differenze significative sulla politica economica, e che questi due partiti si ergano a rappresentanti del partito del Pil. Supponiamo anche che i Cinque Stelle scendano intorno al 10-15% dei consensi. Basterebbe questo a dare spazio al partito del Pil?

Secondo me no, perché nella politica italiana – ma oggi siamo costretti a specificare: nel modo di fare politica del mondo progressista – l’ideologia tende a prevalere su tutto. Per la sinistra, la Lega e il suo leader non sono normali avversari, portatori di un progetto politico alternativo a quello della sinistra. No, la Lega e i suoi alleati (specie Fratelli d’Italia), sono prima di tutto la manifestazione dei più torbidi impulsi della società italiana: razzismo, odio verso gli stranieri, antisemitismo, nostalgie fasciste, tentazioni autoritarie. La destra, oggi con Salvini come ieri con Berlusconi, è culturalmente indigeribile: altroché politica economica e partito del Pil! E’ come se, accecata dall’odio per il non-uomo Salvini, la sinistra avesse perso ogni capacità di discernimento, oltreché ogni rispetto per l’avversario.

Ecco perché penso che, alla fine, nonostante il partito del Pil sia forte nel Paese, non vi sia, attualmente, alcuna realistica possibilità di fornirgli un’espressione politica, anche nel caso i Cinque Stelle e le forze anti-crescita (quelle che plaudono alla chiusura o alla nazionalizzazione dell’Ilva) dovessero subire una severa sconfitta elettorale. La realtà, temo, è che le spinte assistenziali e la tentazione di affrontare i problemi facendo più debito sono fortissime tanto a destra quanto a sinistra. E lo sono perché i due partiti maggiori, la Lega e il Pd, pur non insensibili al “grido di dolore” del partito del Pil, non hanno più, se mai l’hanno avuta, la crescita nel loro DNA.

Da questo punto di vista l’esperienza dei due governi Conte è stata semplicemente illuminante. Non solo perché accomunati dalle due misure più anti-crescita (quota 100 e reddito di cittadinanza), introdotte dal primo e confermate dal secondo (con tanti saluti alla “discontinuità” invocata da Zingaretti), ma perché quel poco che li ha resi diversi è l’opposto di quel che Lega e Pd hanno sempre predicato. Il Conte 1, a trazione leghista, anziché ridurre le tasse ha aumentato la pressione fiscale, dopo un quinquennio di (sia pur modeste) riduzioni attuate dai governi di sinistra (Letta, Renzi, Gentiloni). Il Conte 2, a trazione Pd, dunque in linea di principio ligio alle regole europee, ha esordito facendosi concedere dall’Europa 16 miliardi di spesa in deficit, così interrompendo i sia pur modesti segnali di miglioramento dei conti pubblici emersi durante il breve regno dell’antieuropeo Conte 1.

Che dire?

Anche ammesso che, come sono incline a pensare, il partito del Pil sia maggioranza nel Paese, le due forze principali che dovrebbero rappresentarlo, la Lega e il Pd, non sembrano al momento all’altezza del compito. Non solo perché ferocemente ostili l’una all’altra, ma perché entrambe possedute dai due demoni che insidiano il ritorno alla crescita: l’incapacità di ridurre le tasse sui produttori, e la sempiterna tendenza a comprare il consenso con nuove spese.

Articolo pubblicato su Il Messaggero del 16 novembre 2019



Come è cambiata la nostra ricchezza dopo il voto di marzo? Aggiornamento all’ultima settimana

NOTA DI AGGIORNAMENTO: 1 – 8 novembre 2019

 

  1. I guadagni/perdite dell’Italia

Questa settimana, il bilancio degli operatori finanziari risulta nel complesso negativo. Dal 1° all’8 novembre i tre principali mercati italiani hanno perso 3.9 miliardi di euro. La capitalizzazione borsistica è l’unica a registrare un guadagno (+13.5 miliardi di euro), che tuttavia non riesce a compensare le perdite del mercato obbligazionario che cede 5.7 miliardi e di quello dei titoli di Stato che chiude con una perdita di valore di un 11.7 miliardi.

Il saldo del II Governo Conte resta, ancora, positivo, infatti tra l’insediamento del governo e oggi, gli operatori finanziari italiani hanno guadagnato circa 8.3 miliardi di euro.

Tabella 1. Guadagni e perdite virtuali complessivi sui tre mercati principali (miliardi di euro)

Ricordiamo che dal calcolo sono esclusi sia gli apprezzamenti di valore dei titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia e dagli investitori esteri, ed i minori/maggiori oneri per il servizio del debito pubblico. Va poi ricordato che il dato della Borsa si riferisce alle sole società quotate.

Dalle elezioni ad oggi (8 novembre 2019) i guadagni virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato (esclusi quelli detenuti da Banca d’Italia e investitori esteri) sono pari, complessivamente, a circa 95 miliardi di euro.

Banca d’Italia e investitori esteri detentori di titoli di Stato italiani hanno realizzato invece (sempre dalle elezioni ad oggi) un aumento di ricchezza di circa 51.9 miliardi euro. Invece nell’ultima settimana, come in quella precedente, hanno subito una perdita di valore di circa 14 miliardi.

Grafico 1. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali nella settimana dal 25 ottobre all’8 novembre 2019

Grafico 2. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 all’8 novembre 2019

Grafico 3. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 all’8 novembre 2019

* Il dato di venerdì 19 aprile non è disponibile data la chiusura di Piazza Affari per le festività pasquali; la variazione delle perdite è stata quindi calcolata rispetto al 12 aprile 2019.
** Eventuali piccoli scostamenti tra i valori cumulati del Grafico 3 e quelli presenti in Tabella 1 sono imputabili ad arrotondamenti e al metodo utilizzato per la stima del valore delle obbligazioni.

 

  1. I guadagni/perdite di famiglie e imprese

Secondo le nostre stime, famiglie e imprese hanno guadagnato, nell’ultima settimana, meno di un miliardo di euro. Dalle elezioni ad oggi (8 novembre 2019) l’aumento di ricchezza, virtuale, ammonta a circa 73.5 miliardi euro.

Tabella 2. Guadagni e perdite virtuali delle famiglie e delle imprese (miliardi di euro)

Ricordiamo che il calcolo è effettuato considerando esclusivamente quella parte della ricchezza finanziaria di famiglie e imprese che è più sensibile alle fluttuazioni di mercato, in particolare titoli del debito pubblico, obbligazioni, quote di fondi comuni, azioni e altre partecipazioni (incluse le società non quotate). Sono invece esclusi i depositi (bancari e postali), i titoli emessi da soggetti esteri, e varie altre forme di ricchezza più resistenti alle fluttuazioni di mercato[1].

[testo a cura di Luca Ricolfi, Rossana Cima, Caterina Guidoni]

[1] Come nell’ultima pubblicazione (25 ottobre-1 novembre 2019), i tassi di apprezzamento/deprezzamento della ricchezza finanziaria in mano a famiglie e imprese sono stati stimati ponendoli uguali al tasso di deprezzamento medio sui tre principali mercati italiani (escluse le banche).



Come è cambiata la nostra ricchezza dopo il voto di marzo? Aggiornamento all’ultima settimana

NOTA DI AGGIORNAMENTO: 25 ottobre – 1° novembre 2019

 

  1. I guadagni/perdite dell’Italia

Questa settimana, il bilancio degli operatori finanziari risulta nel complesso positivo. Dal 25 ottobre al 1° novembre i tre principali mercati italiani hanno guadagnato 6.3 miliardi di euro. La capitalizzazione borsistica è però l’unica a registrare di fatto un guadagno (+10.3 miliardi di euro), mentre il mercato obbligazionario resta cede 1.3 miliardi e quello dei titoli di Stato chiude con una perdita di valore di un 2.7 miliardi.

Tra il momento dell’insediamento del II governo Conte e oggi, gli operatori finanziari italiani hanno guadagnato circa 12.1 miliardi di euro.

Tabella 1. Guadagni e perdite virtuali complessivi sui tre mercati principali (miliardi di euro)

Ricordiamo che dal calcolo sono esclusi sia gli apprezzamenti di valore dei titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia e dagli investitori esteri, ed i minori/maggiori oneri per il servizio del debito pubblico. Va poi ricordato che il dato della Borsa si riferisce alle sole società quotate.

Dalle elezioni ad oggi (1°novembre 2019) i guadagni virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato (esclusi quelli detenuti da Banca d’Italia e investitori esteri) sono pari, complessivamente, a circa 100 miliardi di euro.

Banca d’Italia e investitori esteri detentori di titoli di Stato italiani hanno realizzato invece (sempre dalle elezioni ad oggi) un aumento di ricchezza di circa 66 miliardi euro. Invece nell’ultima settimana, come in quella precedente, hanno subito una perdita di valore di circa 3 miliardi.

Grafico 1. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali nella settimana dal 25 ottobre al 1°novembre 2019

Grafico 2. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 25 ottobre 2019

Grafico 3. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 1 novembre 2019

* Il dato di venerdì 19 aprile non è disponibile data la chiusura di Piazza Affari per le festività pasquali; la variazione delle perdite è stata quindi calcolata rispetto al 12 aprile 2019.
** Eventuali piccoli scostamenti tra i valori cumulati del Grafico 3 e quelli presenti in Tabella 1 sono imputabili ad arrotondamenti e al metodo utilizzato per la stima del valore delle obbligazioni.

 

  1. I guadagni/perdite di famiglie e imprese

Secondo le nostre stime, famiglie e imprese hanno guadagnato nell’ultima settimana 6.9 miliardi di euro. Dalle elezioni ad oggi (1° novembre 2019) l’aumento di ricchezza, virtuale, ammonta a circa 73 miliardi euro.

Tabella 2. Guadagni e perdite virtuali delle famiglie e delle imprese (miliardi di euro)

 

Ricordiamo che il calcolo è effettuato considerando esclusivamente quella parte della ricchezza finanziaria di famiglie e imprese che è più sensibile alle fluttuazioni di mercato, in particolare titoli del debito pubblico, obbligazioni, quote di fondi comuni, azioni e altre partecipazioni (incluse le società non quotate). Sono invece esclusi i depositi (bancari e postali), i titoli emessi da soggetti esteri, e varie altre forme di ricchezza più resistenti alle fluttuazioni di mercato[1].

[testo a cura di Luca Ricolfi, Rossana Cima, Caterina Guidoni]
[1] Come nell’ultima pubblicazione (18-25 ottobre 2019), i tassi di apprezzamento/deprezzamento della ricchezza finanziaria in mano a famiglie e imprese sono stati stimati ponendoli uguali al tasso di deprezzamento medio sui tre principali mercati italiani (escluse le banche).



Come è cambiata la nostra ricchezza dopo il voto di marzo? Aggiornamento all’ultima settimana

NOTA DI AGGIORNAMENTO: 18 -25 ottobre 2019

 

1. I guadagni/perdite dell’Italia

Questa settimana, il bilancio degli operatori finanziari risulta positivo. Dal 18 al 25 ottobre i tre principali mercati italiani hanno guadagnato 4.6 miliardi di euro. La capitalizzazione borsistica è però l’unica a registrare di fatto un guadagno (+6.4 miliardi di euro), mentre il mercato obbligazionario resta sostanzialmente stabile (-0.6 miliardi) e quello dei titoli di Stato chiude con una perdita di valore di un 1.2 miliardi.

Tra il momento dell’insediamento del II governo Conte e oggi, gli operatori finanziari italiani hanno guadagnato circa 5.8 miliardi di euro.

Tabella 1. Guadagni e perdite virtuali complessivi sui tre mercati principali (miliardi di euro)

Ricordiamo che dal calcolo sono esclusi sia gli apprezzamenti di valore dei titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia e dagli investitori esteri, ed i minori/maggiori oneri per il servizio del debito pubblico. Va poi ricordato che il dato della Borsa si riferisce alle sole società quotate.

Dalle elezioni ad oggi (25 ottobre 2019) i guadagni virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato (esclusi quelli detenuti da Banca d’Italia e investitori esteri) sono pari, complessivamente, a 92.9 miliardi di euro.

Banca d’Italia e investitori esteri detentori di titoli di Stato italiani hanno realizzato invece (sempre dalle elezioni ad oggi) un aumento di ricchezza di circa 69.3miliardi euro. Invece nell’ultima settimana hanno subito una perdita di valore di quasi 1 miliardo e mezzo.

Grafico 1. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali nella settimana dal 18 al 25 ottobre 2019
Grafico 2. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 25 ottobre 2019
Grafico 3. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 25 ottobre 2019
* Il dato di venerdì 19 aprile non è disponibile data la chiusura di Piazza Affari per le festività pasquali; la variazione delle perdite è stata quindi calcolata rispetto al 12 aprile 2019.
** Eventuali piccoli scostamenti tra i valori cumulati del Grafico 3 e quelli presenti in Tabella 1 sono imputabili ad arrotondamenti e al metodo utilizzato per la stima del valore delle obbligazioni.

 

2.I guadagni/perdite di famiglie e imprese

Secondo le nostre stime, famiglie e imprese hanno guadagnato nell’ultima settimana 4.8 miliardi di euro. Dalle elezioni ad oggi (25 ottobre 2019) l’aumento di ricchezza, virtuale, ammonta a circa 65.9 miliardi euro.

Tabella 2. Guadagni e perdite virtuali delle famiglie e delle imprese (miliardi di euro)

Ricordiamo che il calcolo è effettuato considerando esclusivamente quella parte della ricchezza finanziaria di famiglie e imprese che è più sensibile alle fluttuazioni di mercato, in particolare titoli del debito pubblico, obbligazioni, quote di fondi comuni, azioni e altre partecipazioni (incluse le società non quotate). Sono invece esclusi i depositi (bancari e postali), i titoli emessi da soggetti esteri, e varie altre forme di ricchezza più resistenti alle fluttuazioni di mercato[1].

[testo a cura di Luca Ricolfi, Rossana Cima, Caterina Guidoni]

[1] Come nell’ultima pubblicazione (11-18 ottobre 2019), i tassi di apprezzamento/deprezzamento della ricchezza finanziaria in mano a famiglie e imprese sono stati stimati ponendoli uguali al tasso di deprezzamento medio sui tre principali mercati italiani (escluse le banche).

 




Come è cambiata la nostra ricchezza dopo il voto di marzo? Aggiornamento all’ultima settimana

NOTA DI AGGIORNAMENTO: 11 -18 ottobre 2019

 

  1. I guadagni/perdite dell’Italia

Questa settimana, il bilancio degli operatori finanziari risulta positivo. Dall’11 al 18 ottobre i tre principali mercati italiani hanno guadagnato 6.2 miliardi di euro. La capitalizzazione borsistica ha fatto registrare il guadagno maggiore (+4 miliardi di euro), mentre il mercato obbligazionario resta sostanzialmente stabile (+0.7 miliardi) e quello dei titoli di Stato chiude con un aumento di valore di un miliardo e mezzo.

Tra il momento dell’insediamento del II governo Conte e oggi, gli operatori finanziari italiani hanno guadagnato circa 1.2 miliardi di euro.

Tabella 1. Guadagni e perdite virtuali complessivi sui tre mercati principali (miliardi di euro)

Ricordiamo che dal calcolo sono esclusi sia gli apprezzamenti di valore dei titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia e dagli investitori esteri, ed i minori/maggiori oneri per il servizio del debito pubblico. Va poi ricordato che il dato della Borsa si riferisce alle sole società quotate.

Dalle elezioni ad oggi (18 ottobre 2019) i guadagni virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato (esclusi quelli detenuti da Banca d’Italia e investitori esteri) sono pari, complessivamente, a 88.3 miliardi di euro.

Banca d’Italia e investitori esteri detentori di titoli di Stato italiani hanno realizzato invece (sempre dalle elezioni ad oggi) un aumento di ricchezza di circa 70.7 miliardi euro. Invece nell’ultima settimana hanno subito guadagnato quasi 2 miliardi.

Grafico 1. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali nella settimana dal 04 all’11 ottobre 2019
Grafico 2. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 all’11 ottobre 2019
Grafico 3. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 all’18 ottobre 2019
* Il dato di venerdì 19 aprile non è disponibile data la chiusura di Piazza Affari per le festività pasquali; la variazione delle perdite è stata quindi calcolata rispetto al 12 aprile 2019.
** Eventuali piccoli scostamenti tra i valori cumulati del Grafico 3 e quelli presenti in Tabella 1 sono imputabili ad arrotondamenti e al metodo utilizzato per la stima del valore delle obbligazioni.

 

  1. I guadagni/perdite di famiglie e imprese

Secondo le nostre stime, famiglie e imprese hanno guadagnato nell’ultima settimana 5.3 miliardi di euro. Dalle elezioni ad oggi (18 ottobre 2019) l’aumento di ricchezza, virtuale, ammonta a circa 61.2 miliardi euro.

Tabella 2. Guadagni e perdite virtuali delle famiglie e delle imprese (miliardi di euro)

Ricordiamo che il calcolo è effettuato considerando esclusivamente quella parte della ricchezza finanziaria di famiglie e imprese che è più sensibile alle fluttuazioni di mercato, in particolare titoli del debito pubblico, obbligazioni, quote di fondi comuni, azioni e altre partecipazioni (incluse le società non quotate). Sono invece esclusi i depositi (bancari e postali), i titoli emessi da soggetti esteri, e varie altre forme di ricchezza più resistenti alle fluttuazioni di mercato[1].

[testo a cura di Luca Ricolfi, Rossana Cima, Caterina Guidoni]

[1] Come nell’ultima pubblicazione (04 -11 ottobre 2019), i tassi di apprezzamento/deprezzamento della ricchezza finanziaria in mano a famiglie e imprese sono stati stimati ponendoli uguali al tasso di deprezzamento medio sui tre principali mercati italiani (escluse le banche).