Gli sbarchi in Italia

Continuano a diminuire gli sbarchi in Italia. Anche agosto si chiude con un segno meno, confermando quell’inversione di tendenza iniziata circa due mesi fa. Sono infatti meno di 4mila (3.906) i migranti giunti nel nostro paese nell’ultimo mese contro i circa 21mila di un anno fa (agosto 2016). 

E proprio grazie a questo calo che ha caratterizzato gli ultimi mesi estivi il bilancio dei primi otto mesi dell’anno parla di una diminuzione di circa il 14%. Sono scesi a quota 99mila le persone che sono approdate sulle nostre coste, contro le 115mila del 2016 (gennio-agosto).

L’Italia rimane comunque la principale porta d’ingresso dell’Europa per chi sceglie la rotta del mediterraneo. Gli arrivi (via mare) in Grecia sono decisamente crollati dopo il discusso accordo fra Ue e Turchia. Quelli sulle coste spagnole, nonostante l’ aumentato registrato nell’ultimo periodo, rimangono decisamente contenuti (15.308 arrivi di cui 10.886 via mare nel 2017 secondo i dati Unhcr) se paragonati a quelli registrati in Italia. Dei circa 125mila i migranti che dall’inizio dell’anno (al 31 agosto 2017) hanno attraversando il Mediterraneo per raggiungere in Europa, l’80% ha scelto di raggiungere il nostro paese.

Arrivano principalmente da Nigeria, Guinea, Bangladesh o dalla Costa d’Avorio per approdare soprattutto nei porti siciliani come quelli di Augusta, Catania e Pozzallo.

Qui di seguito presentiamo in un modo più dettagliato la situazione in Italia.




Il rischio povertà o esclusione sociale

Nel 2015 (ultimi dati disponibili) il 28,7% della popolazione italiana era a rischio povertà o esclusione sociale. Circa 17,5 milioni di persone hanno sperimentato dunque almeno una delle seguenti condizioni:

  • percepire un reddito equivalente inferiore al 60% del reddito medio disponibile nazionale
  • sperimentare difficoltà dal punto di vista materiale (come essere in arretrato nel pagamento di bollette o affitto, o il non poter sostenere spese impreviste di 800 euro)
  • vivere in famiglie con bassa intensità di lavoro.

Con questo valore il nostro paese si colloca in ottava posizione tra i paesi della UE (UE a 28),  al di sopra della media europea (23,8%) e di quella dell’Eurozona (23,0%).

La quota di chi sperimenta un certo grado di disagio economico e sociale, quota che tra il 2004 e il 2010 era rimasta sostanzialmente stabile oscillando intorno al 25%, ha iniziato a salire bruscamente nel 2011 sfiorando addirittura il 30% l’anno successivo. Ha poi invertito la rotta nel 2014, ma nel 2015 e leggermente risalita toccando appunto il 28,7%.

È il Mezzogiorno a presentare i valori più elevati. Qui le cifre superano addirittura il 40%, raggiungendo il 55% in Sicilia.