Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Il termometro di oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 3 dicembre) è sceso di 2.9 gradi, passando da 169.5 a 166.6 gradi pseudo-Kelvin.

Calano ancora i nuovi contagi (nell’ultima settimana si sono registrati +154 mila nuovi casi rispetto ai 201 mila della settimana precedente) e si riducono in modo più lieve i ricoveri ospedalieri (il dato è però provvisorio perché i dati della Campania e della Provincia Autonoma di Bolzano sono in via di definizione). Tornano però a salire in modo significativo i decessi: con 993 decessi giornalieri è stato superato il picco toccato il 27 marzo (969).

La riduzione settimanale della temperatura è pari a -32.2 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Il termometro di oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 2 dicembre) segna 169.5 gradi pseudo-Kelvin ed è sceso di 3.9 gradi.

Il miglioramento della temperatura si deve essenzialmente all’andamento dei nuovi contagi, in calo ormai da due settimane (nell’ultima settimana si sono registrati +160 mila nuovi casi rispetto ai 208 mila della settimana precedente, il rapporto nuovi contagi/casi testati è pari 21.7, in diminuzione rispetto a ieri). Sono rimasti sostanzialmente invariati gli ingressi ospedalieri ed i decessi.

La riduzione settimanale della temperatura è pari a -32.8 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Covid: solo il Belgio fa peggio dell’Italia

In più di un paese su 3 non c’è stata alcuna seconda ondata

Se in Italia la curva dei contagi (misurata come rapporto fra nuovi positivi e casi testati) ha finalmente iniziato una fase decrescente, i decessi non sembrano ancora aver invertito la rotta. Il trend di crescita sta rallentando, ma i numeri rimangono ancora alti.

Occorre però guardare a ciò che è successo in altri paesi per meglio valutare l’evoluzione dell’epidemia in Italia. Tutti i paesi sono stati investiti da una seconda ondata o vi è chi è riuscito a tenere sotto controllo l’epidemia?

L’unico indicatore affidabile che ci permette di fare comparazioni internazionali è il numero di decessi rapportato alla popolazione. L’individuazione di nuovi casi dipende pesantemente dalle diverse politiche adottate sui tamponi.

Un primo punto interessante da sottolineare è che l’epidemia non ha rialzato la testa ovunque. Su 25 paesi a noi più comparabili (società avanzate esclusi i paesi di piccole dimensioni) 10 non hanno affatto registrato una seconda ondata. Si tratta di Nuova Zelanda, Giappone, Australia, Corea del Sud, Hong Kong, Taiwan e di quattro paesi europei (Irlanda, Danimarca, Finlandia e Norvegia).

Fra questi ve ne sono ben 6 in cui non si può neppure parlare di prima ondata (Nuova Zelanda, Giappone, Australia, Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan).

Due (Israele e Grecia), invece, sono i paesi che hanno registrato numeri molto contenuti durante il primo periodo e solo ora sono entrati in una fase acuta dell’epidemia.

Nei restanti 13, l’epidemia ha accelerato sia nella prima che nella seconda fase.

Come si vede dai grafici seguenti, in Svizzera, Austria e Portogallo la seconda ondata è stata addirittura più grave della prima. Mentre però in Svizzera la curva è tornata a puntare verso il basso, Austria e Portogallo non hanno ancora invertito il trend.

I numeri sono in aumento anche per Regno Unito, Grecia, Germania, Svezia, Canada e Italia.

Se si considera però quel che è successo negli ultimi due mesi (ottobre e novembre), solo il Belgio registra numeri peggiori dell’Italia.

Nota tecnica

I dati utilizzati nell’analisi provengono dal database dalla Johns Hopkins University aggiornati al 29 novembre.

Quanto possibile, i dati sono stati corretti per tenere conto dei ricalcoli effettuati dalle autorità nazionali che hanno fornito il dato.

Per “ondata” intendiamo una situazione in cui i nuovi contagiati settimanali per 100 mila abitanti è superiore a 1.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 1° dicembre) la temperatura dell’epidemia è diminuita di 3.4 gradi, passando da 178.8 a 173.4 gradi pseudo-Kelvin.

Questo risultato si deve al miglioramento di tutte e tre le componenti che compongono l’indice (decessi, nuovi contagi, ingressi ospedalieri). Calano soprattutto i nuovi contagi (+165 mila nuovi casi nell’ultima settimana rispetto ai 216 mila della settimana precedente).

La riduzione settimanale della temperatura è pari a -35.4 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 30 novembre) la temperatura dell’epidemia è scesa di 4 gradi, passando da 180.8 a 178.8 gradi pseudo-Kelvin.

Il calo dei nuovi contagi continua ad essere il fattore principale alla base del miglioramento (nell’ultima settimana si sono registrati +169 mila nuovi casi rispetto ai 225 mila della settimana precedente). Sono invece tornati a crescere, anche se in modo lieve, i decessi (+ 5.123 nuovi decessi nell’ultima settimana rispetto ai 4.720 della settimana precedente). Sono rimasti sostanzialmente invariati gli ingressi nelle strutture ospedaliere.

La riduzione settimanale della temperatura è pari a -37.8 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.