Con lo ius soli un senegalese diventato italiano si interesserebbe a Dante?

Essere contrari allo ius soli significa, oggi, essere relegati in un lebbrosario morale, diventare un esempio di quel processo di disumanizzazione che, per la political culture dominante, ha investito la destra italiana, anche quella un tempo rispettabile (ma rispettata poi da chi?). Non condividere una tesi non significa ispirarsi a valori diversi da quelli diffusi dalla stragrande maggioranza dei media ( giornali, radio, tv, social, etc..) ma militare nella schiera dei retrogradi, incattiviti dalla loro scarsa presenza nelle sedi in cui si forgia lo “spirito pubblico” e oggi si elaborano le parole d’ordine del politicamente corretto.

 Forse il malcostume segna sia il pensiero conservatore che quello progressista. Parlar male di Bolsonaro e dello scempio che sta consentendo della foresta amazzonica (un vero crimine contro l’umanità) significa irriducibile ostilità ideologica alla società industriale, al mercato, al progresso tecnologico (valori, peraltro, estranei alla destra tradizionalista).

 Avere forti riserve su Carola Rackete espone all’accusa di razzismo, di crudeltà d’animo, di insensibilità verso la tragedia epocale dell’emigrazione. Nessun sospetto che anche gli avversari abbiano buone frecce nella loro faretra etica. La lotta politica è sempre tra Dio e Satana, tra il Bene e il Male, tra la passione e la ragione. E’ la fuoruscita (semmai c’è stata un’entrata) da quella democrazia liberale che trova il suo esempio più alto nello stipendio che, in Inghilterra, viene dato al capo dell’opposizione di Sua Maestà Britannica. Se non si non si fosse ritenuto che anche gli avversari del premier in carica avrebbero potuto avere delle buone ragioni per combatterlo, quella norma non avrebbe avuto alcun senso. Chi si oppone tout court al “bene comune” perché dovrebbe venire stipendiato?

In questo clima culturale, per le argomentazioni di quanti sono contrari allo ius soli non c’è spazio. Anche nelle tv “moderate” (quelle Mediaset?) non mi è mai capitato di sentire un solo esponente dell’attuale maggioranza o della destra all’opposizione ( FI, FdI) spiegare perché in aula non hanno sostenuto la battaglia di quanti intendevano conferire la cittadinanza italiana, d’ufficio, a tutti i nati nel nostro Paese. Un diniego, di cui quasi ci si vergogna, in controtendenza com’è rispetto al buonismo imperante: bergogliesco o universalistico/ illuministico che sia. Non ridere, non lugere neque detestari sed intelligere (Non ridere, non piangere nè detestare ma cerca solo di comprendere). Avendo preso sul serio il monito di Baruch Spinoza, mi sono chiesto quale sia la ragione della criminalizzazione degli avversari dello ius soli, sempre nel rispetto delle varie posizioni. E’ un nefasto equivoco quello che induce a vedere nel pluralismo la coesistenza di valori opposti e irriducibili. In realtà, in una vera democrazia liberale, tutti condividono i valori di tutti e il pluralismo sta nel diverso peso che si è disposti a dare a ciascuno. Tutti ritengono ‘‘ cosa buona e giusta” la sicurezza sociale e ne affidano la tutela agli apparati pubblici ma non tutti alla sicurezza sociale sono disposti a sacrificare, oltre una certa misura, la libertà individuale (che, anche qui, tutti apprezzano).

Tornando allo ius soli la spiegazione della messa sotto accusa dei suoi avversari – è la conclusione alla quale sono pervenuto – non dipende da malafede, né è soltanto una risorsa simbolica dello scontro politico ma rappresenta il risultato del tramonto (forse definitivo) del valore che stava a fondamento dell’identità etico- sociale del cittadino, lo Stato nazionale. In una società che, come ho più volte fatto rilevare, riduce tutto il mondo umano, nella sua insondabile complessità, a interessi e a diritti individuali, ovvero a economia ( universalismo del mercato, di matrice anglosassone) e a diritto (universalismo giuridico di matrice francese e illuministica) si dissolve la comunità politica che esclude chi non ne fa parte e assicura tutela, sicurezza e benessere solo ai suoi membri, ciò che non esclude trattamenti umani, civili, verso lo straniero, il meteco.

 Quel che ormai si ha in mente è molto semplice: la riduzione del rapporto sociale a scambio di utilità. Se si assume un prestatore d’opera, lo si mette in regola, si garantisce pensione e assistenza sanitaria a lui e alla famiglia, gli si consente, una volta trovato il lavoro, di procurarsi un tetto, un asilo e una scuola per i suoi figli, e alle stesse condizioni degli altri, palestre, giardini, parchi pubblici, spiagge etc. etc., perché al riconoscimento di questi diritti sociali non dovrebbe seguire la concessione della cittadinanza ovvero i diritti politici?

U n tempo la riposta sarebbe stata semplice: perché oltre al lavoro, alla tutela sindacale, ai contributi previdenziali c’è una realtà, l’identità nazionale, che non può esaurirsi nei rapporti di lavoro e negli obblighi che ne derivano. La ragione per cui se ne fa parte sta nella volontà di custodire, arricchire e preservare un patrimonio ideale, una tradizione spirituale, una lingua, una cultura in cui siamo stati educati e formati.

Certe cose si comprendono a partire dal quotidiano. Uno studioso torinese, autore di tanti articoli e saggi dedicati alla sua amatissima città, Pier Franco Quaglieni–cofondatore e animatore del prestigioso Centro Mario Pannunzio – sul quotidiano il Torinese del 25 luglio scorso, ha tessuto l’elogio di «un oscuro deputato barese del M5S, l’onorevole Michele Nitti», promotore di una iniziativa parlamentare intesa a istituire una giornata dantesca, nel settimo centenario della morte del Poeta ( 2021). Alla proposta lanciata dal Corriere della Sera hanno aderito il ministro Enzo Moavero Milanesi e il linguista Claudio Marazzini ma, scrive Quaglieni, con comprensibile amarezza; «ha taciuto finora sul “Dantedi” la storica Società Dante Alighieri, attualmente presieduta dall’ex ministro Andrea Riccardi, non certo la persona più qualificata, nel suo incontenibile multiculturalismo, per questa carica, ricoperta per tanto tempo, con esiti brillanti, dall’ambasciatore Bottai. |…| La Società, fondata da Giosuè Carducci nel 1889, entrava naturaliter nella vita di ogni italiano fin da quando era bambino, una scelta molto importante del percorso formativo. La ‘ Dante’ per il VI centenario fu protagonista nel 1921 delle celebrazioni dantesche e dell’emissione di una memorabile serie di francobolli».

Poniamo il caso che le celebrazioni di Dante, oltre al Dantedì, comprendano iniziative molto costose per lo Stato e per le regioni più direttamente interessate e che le spese previste vengano coperte dall’introduzione di nuove imposte o dalla decurtazione (relativa) dei fondi destinati a Scuola, a Sanità o ad altri compiti dello Stato: perché i nuovi italiani, ci si chiede, dovrebbero essere interessati a vedersi ridurre (sia pure minimamente) il loro portafogli e, con esso, la loro capacità di spesa? Cosa possono mai interessare Dante, la Divina Commedia, la nascita della lingua italiana a un senegalese, a un indiano, a un cinese divenuti cittadini italiani? E perché dovrebbero essere entusiasti, specie se di religione islamica, della destinazione di cospicui fondi al restauro delle Chiese storiche o dei monumenti che hanno fatto la nostra identità?

E’ vero che non occorre essere nati all’estero per restare indifferenti alla preservazione del nostro patrimonio storico e artistico – si pensi alla miseria delle ultime celebrazioni del Risorgimento – ma a quanti non si rassegnano alla finis Italiae bisogna riservare la gogna mediatica?

Che cosa fare dell’Italia, dello Stato nazionale, delle nostre tradizioni? Dobbiamo deciderlo soltanto noi, italiani del nostro tempo, o dobbiamo ammettere alla discussione anche quanti accogliamo nel nostro Paese perché (come ci vien detto) abbiamo bisogno di gente disposta a fare i lavori ai quali gli Italiani si sottraggono… compreso l’assolvimento al debito coniugale senza contraccettivi?

LA PAURA DI INQUINAMENTO CULTURALE O SEMPLICEMENTE DEL DISINTERESSE DI CHI VIENE DA ALTRE CIVILTÀ E HA DIFFERENTI RIFERIMENTI ETICI E STORICI

Pubblicato su Il Dubbio del 30 giugno 2019



Come va l’economia?

All’insegna della mediocrità

Se avvolgiamo il film all’indietro e ci chiediamo che cosa predicevano i protagonisti della politica un anno fa, quando il governo giallo-verde muoveva i primi passi, dobbiamo rispondere: nessuno ci ha azzeccato.

Ricordate il ministro Savona?

Per lui il Pil sarebbe potuto crescere del 2% nel 2019 e del 3% nel 2020. Quanto al deficit pubblico, il livello del 2.4% (quello sbandierato dai Cinque Stelle dal balcone di Palazzo Chigi) sarebbe stato sostenibile. Meno incauto del suo ministro, il governo ripiegava su stime più caute di crescita del Pil, e fantasticava di investimenti pubblici per decine di miliardi di euro.

E l’opposizione di sinistra, ve la ricordate?

Come Cassandra, prevedeva ogni sorta di sfracelli: una nuova recessione, crollo dell’occupazione, aumento della disoccupazione, spread fuori controllo, crisi finanziarie. Per non parlare del “partito del pop corn”, ingenuamente convinto che per veder cadere rovinosamente questo governo sarebbe bastato aspettare che il disastro si compisse, e gli italiani fossero costretti a prenderne atto.

A un anno di distanza, possiamo invece constatare che nessuna delle mirabolanti previsioni che con tanta sicurezza venivano avanzate si è realizzata. L’economia, a quanto pare, predilige la prosa.

E’ vero, ci sono stati momenti difficili, ma dopo un anno la situazione sul versante finanziario è rassicurante, anche grazie al cambio di orientamento della politica monetaria. Il temuto deficit al 2.4% viaggia invece verso il 2,1%. Le ingenti perdite virtuali registrate sui mercati finanziari nel 2018 (circa 200 miliardi di euro) sono oggi completamente assorbite e hanno lasciato il posto a un leggero saldo positivo. L’occupazione è aumentata di circa 100 mila addetti, la disoccupazione è diminuita di circa 200 mila unità.

Nello stesso tempo non si può non osservare che né la produzione industriale né l’export vanno bene, ci sono circa 160 tavoli di crisi aziendali aperti, gli investimenti pubblici ristagnano, i cantieri restano bloccati, le ore di cassa integrazione straordinaria sono raddoppiate in un anno, con un impatto paragonabile alla perdita di 50 mila posti di lavoro.

Insomma: la situazione non è né eccellente come ci raccontano i governanti, fieri delle molte misure adottate, né catastrofica come cerca pateticamente di convincerci l’opposizione. La situazione è mediocre, semplicemente mediocre.

E in prospettiva? Che accadrà con la Legge di Bilancio?

Anche su questo assistiamo alla consueta divaricazione fra le previsioni. Per le opposizioni le promesse del governo, a partire dalla flat tax e dal non-aumento dell’Iva, costano 40-50 miliardi, e quindi sono destinate a far esplodere i conti pubblici. Per il governo le coperture si troveranno, e l’Europa dovrà consentirci di abbassare le tasse in deficit.

E’ probabile, invece, che la realtà – come è successo finora – smentirà sia gli uni sia gli altri. Per qualche mese assisteremo alla consueta sceneggiata con l’Europa, che si concluderà con un mediocre compromesso (ci lasceranno fare un po’ di deficit, ma molto poco). Quanto alle tasse, le parole d’ordine saranno “rimodulazione” e “riordino”: la parola rimodulazione (delle aliquote Iva) servirà a nascondere che, complessivamente, l’Iva aumenterà. La parola riordino (delle tax expenditures, ovvero delle esenzioni e agevolazioni fiscali) servirà invece a nascondere il fatto che, complessivamente, la pressione fiscale non diminuirà, perché i soldi per varare un assaggio di flat tax si troveranno disboscando la giungla delle agevolazioni.

Insomma: quest’autunno non vedremo né il crollo dell’economia, né la sua ripartenza grazie al carburante di quota cento e reddito di cittadinanza. Ancora una volta, la mediocrità sarà la nostra cifra.

E’ un vero peccato, perché il fatto che le cose non vadano troppo male forse aprirebbe lo spazio per tentare qualche mossa di rilancio della crescita. Mosse che, per essere efficaci, dovrebbero essere non troppo elettorali e non troppo gravose per i conti pubblici. O, ancora meglio, essere a costo zero. A partire dalla mossa che da decenni è il sogno proibito di ogni imprenditore: una riduzione degli adempimenti burocratici che, almeno in questo, ci renda finalmente simili agli altri paesi europei.

Pubblicato su Il Messaggero del 29 luglio 2019



Rassegna stampa – Anteprima 30 luglio

Clamoroso

Dal 2010 a oggi le vendite di bidet negli Statu Uniti sono aumentate del 10 per cento l’anno [Arletti, Venerdì].

 

In prima pagina

• Scuola, via libera all’assunzione di 53 mila insegnanti

• Il lungo applauso ai funerali del vicebrigadiere Cerciello Rega

• Il collega di Cerciello Rega era con l’uomo derubato già un’ora prima della chiamata al 112

• Colpi di mitra a un festival in California. Tra le vittime un bambino di 6 anni. Il killer è un italo-iraniano. La polizia lo ha ammazzato

• Trump licenzia il capo dei servizi d’intelligence Coats e nomina un suo fedelissimo

• L’audio in cui Di Maio si sfoga con i militanti: «Ogni volta devo fare un accordo con quell’altro»

• Dalla nave Gregoretti scendono 16 minorenni. La Germania si dice disponibile ad accogliere i migranti che si trovano a bordo

• Parmitano vede la Terra dallo spazio e lancia l’allarme sul riscaldamento globale

• Takeway offre 5 miliardi di sterline per comprare Just Eat

• Elton John festeggia 29 anni di sobrietà

• Sono morti George Hilton e Paolo Giaccio

• Serie A: Juve-Napoli e il derby romano alla seconda giornata, Inter-Juve alla settima

 

Titoli

Corriere della Sera: «Hanno ucciso, non sono pentiti»

la Repubblica: Nistri: basta coltellate / Ma il caso non è chiuso

La Stampa: Sulla nave 115 migranti / Nessuno li fa scendere

Il Sole 24 Ore: Risparmio / gestito / commissioni / sotto tiro

Avvenire: «Eroe è chi serve»

Il Messaggero: L’urlo della vedova: tutelate noi

Il Giornale: xxx

Qn: Le imprese: governo di sonnambuli

Il Fatto: I due amanti sul Tav

Libero: Carabinieri e poliziotti / non possono difendersi

La Verità: Parla la prima «pentita» di Bibbiano / «Pensavano solo a togliere i bambini»

Quotidiano del Sud: Il forte no dell’Università / Autonomia cavallo di Troia

il manifesto: Arma a doppio taglio

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Rassegna stampa – Anteprima 29 luglio

Clamoroso

Con il caldo i crimini aumentano del 20% [Andrea Giuliacci a Massimo M. Veronese, Giornale].

In prima pagina

• La foto dell’americano bendato dai carabinieri mette a rischio l’indagine italiana sul vicebrigadiere assassinato: dagli Stati Uniti potrebbe arrivare una (giustificata) richiesta di estradizione

• Ai Mondiali di nuoto la quattordicenne Benedetta Pilato vince l’argento. Dopo l’oro vinto dal Settebello nella pallanuoto, ci sono anche l’argento per la Quadarella negli 800 e il bronzo per Paltrinieri nei 1500

• Due morti per il maltempo: a Fiumicino una tromba d’aria solleva una Smart con una ragazza a bordo e la manda a schiantarsi, la piena travolge un pensionato ad Arezzo

La Lega sfida il M5s sulla Tav: «Non la volete? Dimettetevi»

• Haftar bombarda un ospedale a Tripoli

• La nave Gregoretti della Guardia costiera è ormeggiata al porto di Augusta, banchina Nato, con 131 migranti a bordo. Salvini non li fa scendere

• Le ossa del cimitero in Vaticano non sono di Emanuela Orlandi. Risalgono a prima dell’Ottocento

• In Germania vince Verstappen davanti a Vettel, autore di una grande rimonta. Lecrerc va a sbattere

• Il colombiano Egan Bernal vince il Tour de France. È il più giovane di sempre

• È morta Russi Taylor, la voce di Minnie

 

Titoli

Corriere della Sera: Carabiniere ucciso, tutte le telefonate

la Repubblica: La vergogna e il dolore

La Stampa: Benda all’americano / procedimento a rischio

Il Sole 24 Ore: In Trentino e Liguria / i più ricchi d’Italia / E il Fisco punta / sul risparmiometro

Il Messaggero: «Killer Usa, inchiesta irregolare»

Il Giornale: Carabinieri, ecco le foto / che non vorremmo mai vedere (pubblicano nove foto di carabinieri uccisi)

Qn: Una benda e undici coltellate

Il Fatto: M5S, ecco la mozione No Tav / che irrita Salvini: “Siete fuori”

Libero: Che pessima figura

La Verità: Peggio morti che bendati

Quotidiano del Sud: Noi cittadini del mondo

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Rassenga stampa Anteprima-25 luglio

Clamoroso

Università presenti a Wuhan, dieci milioni di abitanti a 1.200 chilometri da Pechino: 200 [Stefano Lorenzetto Chi (non) l’ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate Marsilio, Venezia 2019].

 

In prima pagina

• Le vittorie di Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri ai Mondiali di nuoto

• Conte al Senato: «Savoini era al seguito di Salvini». Il M5s diserta l’aula per protesta

• I No Tav minacciano: «Conte non conosce la nostra determinazione»

• Johnson nuovo premier inglese, gabinetto multietnico

• Russiagate, per il procuratore Mueller «Trump può essere incriminato ma alla fine del suo mandato»

• Facebook multato per 5 miliardi di dollari per Cambridge Analytica

• Stefano Binda è stato assolto per il delitto di Lidia Macchi

• Un presunto caso di Mucca pazza nel Trevigiano

• Matteo Trentin vince in solitaria al Tour de France

• La Juventus batte l’Inter in Cina. Buffon para tre rigori

• Le morti di Carlo Federico Grosso, Rutger Hauer e Giampiero Pesenti

 

Titoli

Corriere della Sera: Conte attacca, Salvini lo sfida

la Repubblica: Moscopoli, Salvini sbugiardato

La Stampa: Metropol, Conte scarica Salvini

Il Sole 24 Ore: Germania inceppata, / il manifatturiero vede / la recessione

Avvenire: Conte c’è. Ma solo

Il Messaggero: Conte sfida Salvini, M5S in crisi

Il Giornale: Conte salva Salvini / Il premier resta solo

Qn: M5s, Lega, Conte: tutti contro tutti

Il Fatto: Conte sbugiarda / Salvini. Ma nessuno / se ne accorge

Libero: Suicidio grillino

La Verità: Conte si salva da Salvini ma non dai grillini

Quotidiano del Sud: Autonomia fraudolenta / serve un’operazione verità

il manifesto: Matteo Bazar

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